Cereali: buoni auspici per le semine autunnali

Confagricoltura: attenzione però alla volatilità dei prezzi

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“L’indice dei prezzi alla produzione dei cereali è cresciuto nell’agosto scorso del 17,5% sul mese di luglio e del 21% sull’anno scorso. Il trend di crescita sta continuando anche in queste settimane – commenta Luigi Sidoli Direttore di Confagricoltura Piacenza – restituendo, almeno per quanto riguarda il settore cerealicolo, un po’ d’ossigeno alle aziende agricole”. I vistosi rialzi registrati per i cereali sull’anno scorso sono dovuti ai rincari del granturco (+50,3%), del frumento tenero (+39,5%) e dell’orzo (+47,3%). I prezzi alla produzione agricola nel II trimestre 2010 rispetto all’analogo periodo 2009 erano ancora di segno negativo (-1,5%), ma a luglio hanno cominciato a crescere. Ad agosto 2010 su agosto 2009 si è registrato un aumento medio dell’8,7% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. “La situazione nell’immediato sembra mostrare segni di miglioramento, ma occorrerà verificare a fine anno l’effettivo andamento del rapporto tra costi e ricavi per avere un quadro ben definito della situazione. Ci sono ancora migliaia d’imprese agricole in grandissima difficoltà ed a rischio chiusura – puntualizza Sidoli – e non sembra che l’economia stia ripartendo con i ritmi auspicati. A livello economico, infatti, le buone performance del frumento vanno lette insieme ad altre informazioni, come la quotazione dell’oro che è ai sui massimi storici guadagnando il 18% sullo scorso anno. Una strana coppia, questa, in testa ai mercati delle materie prime, che dice molte cose. L’aumento dell’oro, asset rifugio classico, è significativo dei timori che i mercati hanno ancora sulle prospettive a medio termine dell’economia”. I fattori principali dietro la recente escalation e volatilità dei prezzi mondiali dei cereali sono stati, invece, l’imprevista perdita dei raccolti in alcuni grandi paesi esportatori, seguiti da risposte nazionali e da comportamenti speculativi, piuttosto che i fondamentali del mercato, dato che l’offerta globale di cereali e la domanda appaiono ancora abbastanza in equilibrio. La possibilità che l’exploit dei cereali possa consolidarsi in una tendenza viene dai paesi emergenti come la Cina: quest’ultima, con solo il 7% delle terre coltivabili e dell’acqua disponibile a livello globale, deve sfamare il 22% della popolazione mondiale. L’aumento del reddito disponibile e quindi della “qualità” delle esigenze alimentari spingerebbe inesorabilmente verso l’alto la necessità di importare grano e altre commodities agricole, con il conseguente aumento dei prezzi ed incrementando a sua volta il rischio di fenomeni speculativi. “E’ necessaria cautela: la volatilità dei prezzi – conclude Sidoli – non giova alle aziende agricole sulle quali troppo spesso si scaricano le tensioni del mercato divenuto eccessivamente elastico rispetto al comparto primario ed esponendo le aziende a costi produttivi incalcolabili, rendendo impossibile una programmazione razionale per garantire il giusto reddito che, ricordiamo, in un anno si è abbattuto del 25%.”