Nella cornice della terza edizione del Festival del Diritto, l’evento culturale dedicato al macro-tema delle disuguaglianze, Tecnoborgo Spa, società frutto della partnership tra Veolia e Iren Ambiente, ha organizzato un interessante tavolo di confronto per far luce sulle diverse tecnologie di trattamento e di smaltimento dei rifiuti e mettere in risalto le tante diversità di approccio che riguardano in ultima analisi i cittadini.
Al dibattito, condotto da Alessandro Cecchi Paone, giornalista e anchorman televisivo, hanno partecipato Elisabetta Ferrari, Presidente di Tecnoborgo, Philippe Chalmin, Docente presso l’Università di Parigi Dauphine, economista e autore della ricerca-libro “Da Rifiuti a Risorsa: la sfida dei rifiuti a livello globale”, Gianluca Cencia, Direttore di Federambiente che ha presentato il “Rapporto sulle tecniche di trattamento dei rifiuti urbani in Italia” realizzato da Federambiente, in collaborazione con Enea e Enrico Guggiari, Amministratore Delegato di Tecnoborgo che ha illustrato la ricerca “Ambiente con Energia. Scenari per un futuro sostenibile”, realizzata da LEAP – Laboratorio Energia e Ambiente di Piacenza – sul Termovalorizzatore di Tecnoborgo.
Philippe Chalmin ha analizzato il ruolo primario che l’economia dei rifiuti, a lungo ignorata o trascurata, dovrà svolgere nella gestione delle risorse del nostro pianeta nel XXI secolo e il passaggio dal rifiuto in quanto tale al “rifiuto come risorsa”. L’esperienza di paesi come la Germania, la Francia, il Regno Unito e i Paesi scandinavi dimostrano che non esiste alcuna contrapposizione o incompatibilità tra lo sviluppo della raccolta differenziata, il recupero della materia e la valorizzazione energetica dei rifiuti, che, invece, possono e debbono viaggiare di pari passo.
A livello mondiale, la quantità di rifiuti prodotti va dai 3,4 ai 4 miliardi di tonnellate l’anno di cui 2,74 miliardi effettivamente raccolti. I paesi a reddito alto, che corrispondono a 1 miliardo di persone, producono quotidianamente una quantità di rifiuti urbani pari a 1,4 kg per abitante. La quantità di rifiuti urbani per persona all’anno più alta (760 kg) riguarda gli Stati Uniti, seguiti dall’Australia con 680 kg.*
I Paesi in via di sviluppo a reddito medio, con una popolazione di circa 3 miliardi, producono quotidianamente una quantità di rifiuti urbani pari a 0,8 kg per abitante e i paesi in via di sviluppo a reddito basso, con una popolazione stimata intorno ai 2,4 miliardi, ne producono 0,6 kg per abitante.
La differenza tra i Paesi sopra indicati si ritrova anche nella tipologia della raccolta dei rifiuti urbani. Nei Paesi a basso reddito, infatti, i rifiuti vengono trattati per più del 50% nelle discariche selvagge e il riciclaggio non convenzionale è ancora molto sviluppato e tende ad organizzarsi in cooperative o associazioni; nei Paesi a medio reddito, il 90% dei rifiuti viene ancora trattato in discarica, nonostante un lieve inizio della raccolta differenziata, il 5% viene trattato all’interno degli impianti di riciclaggio organizzato che coesiste con quello non convenzionale.
*Dati tratti da “Dalla scarsità all’infinito. Sintesi del Panorama mondiale dei rifiuti 2009” di Philippe Chalmin e Catherine Gaillochet Tabella pag. 15. Fonti: Ministeri dell’ambiente, OCSE, Eurostat, stime Veolia Environnement, Statistiche UN, CyclOpe, UNESCAP, Banca Mondiale.
Nei Paesi ad alto reddito, infine, più del 20% dei rifiuti viene trattato all’interno degli impianti di riciclaggio, il resto viene incenerito. Molto sviluppata anche la raccolta differenziata, che raggiunge picchi di eccellenza in Olanda e in Germania rispettivamente al 64% e al 60%.**
Rispetto alla situazione mondiale, i dati che riguardano l’Italia sono stati analizzati da Gianluca Cencia, Direttore di Federambiente, secondo quanto emerso dal “Rapporto sulle tecniche di trattamento dei rifiuti urbani in Italia” elaborato da Enea e Federambiente. Il Rapporto riguarda un’indagine conoscitiva condotta a cavallo tra il 2008 e il 2009, per studiare gli aspetti tecnici dell’impiantistica di trattamento dei rifiuti urbani presenti sul territorio nazionale.
Sulla base dei risultati conseguiti, gli impianti “censiti” che trattano rifiuti urbani sono 426, di cui 33 prevedono il trattamento meccanico post raccolta differenziata con un recupero di materiali, in media superiore all’85%. Sono, invece, 393 gli impianti finalizzati al recupero di materia (compostaggio e trattamento meccanico-biologico) e di energia (digestione anaerobica, incenerimento con recupero energetico), aventi una capacità nominale complessiva di oltre 27milioni di tonnellate l’anno (Mt/a). Nonostante l’alto numero di impianti di trattamento, l’incidenza della discarica è ancora elevata, pari al 52%.
I 393 impianti sono così suddivisi: 195 impianti di trattamento di frazioni organiche selezionate per la produzione di compost, con una capacità di trattamento pari a 5,35 Mt/a, 135 impianti di trattamento meccanico-biologico, con una capacità di trattamento di 14,5 Mt/a, 10 impianti di digestione anaerobica che trattano flussi di rifiuti di origine urbana, corrispondenti a una capacità complessiva di trattamento pari a 477.000 t/a e 53 impianti di trattamento termico, di cui 51 operativi tutti costituiti da inceneritori, tranne un rigassificatore, per una capacità complessiva di trattamento pari a 6,7 Mt/a.
Dall’indagine Federambiente/Enea il sistema italiano è da considerarsi sicuramente maturo nelle regioni settentrionali, mentre al centro su appare evidente la carenza di impiantistica per il trattamento e per il recupero energetico.
Nel corso del dibattito si è dato ampio spazio al primo studio, fatto in Italia, su un termovalorizzatore: “Ambiente con Energia. Scenari per un futuro sostenibile”, lo studio LEAP condotto sul termovalorizzatore di Tecnoborgo e analizzato in questa sede da Enrico Guggiari, Amministratore Delegato di Tecnoborgo.
La ricerca si è concentrata sull’intero sistema di gestione integrata dei rifiuti nella provincia di Piacenza, prendendo in considerazione uno scenario in cui il totale dei rifiuti è composto al 40,3% da rifiuti urbani non differenziabili, per il 46,4% da rifiuti differenziati e al 13,2% da scarti.
Nella redazione del bilancio ambientale dell’intero sistema di gestione dei rifiuti sono stati considerati sia gli elementi “a carico” dell’ambiente (emissioni del termovalorizzatore, input di materiali, input di energia, emissioni da discarica) sia i “vantaggi” (costituiti principalmente dal recupero di energia e di materia).
Dalle conclusioni dello studio emerge come il sistema di gestione integrata dei rifiuti adottato nella provincia di Piacenza riduca sia l’emissione di sostanze climalteranti (quelle cioè responsabili dell’effetto serra), sia degli inquinanti, garantendo elevati livelli di efficienza e un aumento della produzione di energia elettrica.
“L’impianto di Tecnoborgo” – ha dichiarato Elisabetta Ferrari, Presidente di Tecnoborgo – “è uno dei migliori casi in Italia, dotato delle più moderne tecnologie e di tutte le certificazioni ambientali, di qualità, sicurezza e responsabilità sociale, come dimostrato anche dalle frequenti visite di delegazioni italiane e straniere che vengono a studiare il modello Tecnoborgo. Anche la gestione del termovalorizzatore è da sempre orientata a investire per il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali e a mantenere un rapporto di massima collaborazione con le Istituzioni locali e un dialogo trasparente con la popolazione”.
**Dati tratti da “Dalla scarsità all’infinito. Sintesi del Panorama mondiale dei rifiuti 2009” di Philippe Chalmin e Catherine Gaillochet Tabella pag. 18. Fonte: CyclOpe.
“A Piacenza l’entrata in funzione del termovalorizzatore” – ha conluso Elisabetta Ferrari – “non ha pregiudicato la raccolta differenziata, che anzi è cresciuta attestandosi a circa il 52% nel Comune di Piacenza, mentre nella provincia si attesta a circa il 45%. Questo dimostra che nel processo di gestione integrata dei rifiuti, raccolta differenziata e impianti di termovalorizzazione non sono in conflitto anzi complementari”.