Confagricoltura: \”L\’agricoltura rischia di non avere futuro\”

“Nonostante la crisi economica l’agricoltura continua a rivelarsi un formidabile aggregatore sociale – commenta Luca Segalini Presidente provinciale di Anga, l’associazione che rappresenta i Giovani di Confagricoltura, la cui rappresentanza nazionale ha avuto, nei giorni scorsi, un’audizione in Senato alla 9^ Commissione permanente Agricoltura e Produzione Agroalimentare. “Il settore primario ha tenuto lavorando in perdita, salvaguardando l’occupazione, favorendo l’integrazione degli immigrati e mantenendo un “impatto zero” sugli ammortizzatori sociali – prosegue il giovane imprenditore piacentino. Il settore dell’agricoltura registra un significativo recupero dei livelli occupazionali con un aumento su base annua del 6,7%, pari ad un aumento di 57.000 unità nel lavoro dipendente. Una situazione in controtendenza con quella del settore industriale (-5,7%), ma il dato – fa sapere l’associazione degli imprenditori agricoli – è anche frutto dell’incessante campagna promossa da Confagricoltura per l’emersione del lavoro irregolare. “La crescita occupazionale registrata nel II trimestre del 2010 rischia, tuttavia, di subire un’inversione di tendenza se non s’interverrà tempestivamente per ripristinare le agevolazioni contributive per le aree svantaggiate e di montagna che non sono più attive dal 1° agosto 2010. Inoltre – sottolinea Segalini – in Italia, nonostante le misure di sostegno e il rinnovato interesse per il settore è improcastinabile considerare il ricambio generazionale una priorità mettendo in atto tutte le misure necessarie ad incoraggiare la nascita di nuove imprese, rafforzando anche quelle che esistono con misure nazionali e comunitarie perché, in caso contrario, si pongono gravi problemi di prospettiva. A livello territoriale, conforta che nella nostra provincia siano state accolte e finanziate tutte le domande di primo insediamento, ma elaborando i trend degli ultimi anni possiamo ipotizzare che già nel 2019 non ci saranno più giovani agricoltori”. Se nel 2005, per ogni giovane agricoltore con meno di 35 anni ce n’erano 11 che avevano più di 65 anni, nel 2007 l’agricoltura ha continuato ad invecchiare con un rapporto di 13 ultrasessantacinquenni per ogni giovane imprenditore, continuando con questo andamento l’indice sarà dello 0,3 fra soli 9 anni. “Va affrontato anche il tema della riduzione del costo del lavoro agricolo – conclude Segalini – con una particolare attenzione alle aziende condotte da giovani under 40 incoraggiandole con incentivi per l’assunzione di manodopera e per il pagamento dei contributi previdenziali per lavoro autonomo. Un settore che non ha ricambio generazionale è certamente a rischio di futuro”

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