Si è tenuta in Provincia l’intensa mattinata di lavori della Conferenza provinciale aperta dal Titolo “Sistemi in dialogo? Scuola, lavoro, società” Ad aprire i lavori i saluti dell’assessore provinciale al sistema Scolastico Andrea Paparo e il dirigente dell’Ufficio Scolastico regionale Armando Acri che ha comunicato i conferimento dei contratti a tempo indeterminato e determinato da parte della regione. In totale si confermano un primo conferimento di 742 nomine dei quali 98 a tempo indeterminato e un ulteriore conferimento di 8 contratti che saranno destinati alla creazione di due nuove sezioni complete di scuole dell’infanzia statali: una a Piacenza e una a Travo. Confermato anche il proseguo delle classi di bilinguismo e si stanno valutando le possibilità di avviare nuove prime classi le cui richieste sono state avanzate da alcuni istituti:
A coordinare i lavori il professor Lucio Guasti, ordinario di didattica generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
“La società è la nuova aula didattica” – ha anche detto all’interno del suo intervento il professor Domenico Renato Di Nubilia, ordinario di metodologia della Formazione e di comportamento organizzativo facoltà di Scienze della formazione all’Università di Padova. “Occorre – ha sottolineato – aiutare i ragazzi a vivere in un sistema complesso, a stare nella complessità e insegnare la passione di apprendere.”
Il professore Renzo marchesi, Ordinario presso la Facoltà di ingegneria del Politecnico di Milano, ha invece sottolineato le difficoltà del sistema scolastico e universitario nel preparare giovani capaci. “Si parla molto di eccellenze, eppure non abbiamo parametri di confronto, la nostra scuola e le nostre università faticano a laureare giovani adeguatamente preparati al confronto internazionale. I più bravi vanno all’estero, allettati da migliori guadagni e carriere più rapide e premianti. In Italia non si importano cervelli, ma al contrario ne esportiamo troppi, con un grande danno per la nostra ricerca e per lo sviluppo del Paese. Dobbiamo formare pensando al futuro anche se oggi è molto difficile capire quali saranno le esigenze della ricerca e del mondo del lavoro nei prossimi 10, 20 anni”. “Non vi è dubbio – ha concluso al termine dell’intervento il prof. Marchesi che i risultati delle università dipendano da organizzazione, risorse e preparazione in ingresso, vale a dire il percorso scolastico del ragazzo a partire già dalle elementari”. Il rapporto tra scuola e società è stato al centro dell’intervento di Piar Paolo Triani, professore di Didattica generale all’Università Cattolica del Sacro cuore di Piacenza. Cosa la società chiede alla scuola?. “Innanzitutto educativo – ha detto Triani – nell’ottica della promozione del benessere in riferimento a tre questioni prima della quale è il tempo di permanenza dei ragazzi all’interno della scuola; la frammentazione del tessuto educativo e la stretta connessione tra vissuti personali e apprendimento”. “L’ingresso di una grande attenzione all’individualità dei ragazzi nel mondo della scuola – ha proseguito Triani – fa sì che la scuola non possa più essere pensata come un sistema autosufficiente, ma esige un sistema sociale e familiare, in una stretta connessione. La società chiede che la scuola sia un ente formativo e tutelante e che sia disponibile ad una molteplicità di progetti di alfabetizzazione sociale e di svolgere da filtro nell’accesso ai servizi di cura, vale a dire che la scuola sia il primo avamposto per il monitoraggio e la prevenzione del disagio”. “Allo stesso modo la scuola chiede alla società più risorse e maggiori specializzazioni per affrontare i casi più difficili; risorse e persone per accrescere le motivazioni nei giovani; e un maggior supporto per i genitori”. “Un insieme – ha concluso Triani di intrecci di esigenze che solo parzialmente hanno risposta negli sportelli di ascolto, ai quali nello scorso anno scolastico si sono rivolti circa 471 studenti”. Infine il Ciberbullismo, i rischi della rete e quelli legati all’uso improprio dei cellulari sono stati affrontati da Elena Buccoliero, sociologa, Difensore Civico della Regione Emilia Romagna. I dati mostrati dalla Buccoliero, raccolti grazie ad un lavoro svolto su tre province della regione, tra le quali Piacenza, hanno confermato un fenomeno già parzialmente noto agli addetti ai lavori, vale a dire la scarsa conoscenza dei rischi penali che un minore incorre in caso di uso improprio della rete o del telefono (solo pochissimi dei ragazzi intervistati sanno che in Italia si è imputabili a partire da 14 anni), inoltre molti dei giovani usano internet per chattare con sconosciuti, anche se poi sono pochi coloro che accettano incontri o ulteriori scambi di informazioni come il numero di telefono o la foto. Particolare da segnalare: Elena Buccoliero ha evidenziato che l’uso della web cam è lo strumento più usato da chi pratica molestie sessuali sul web.