“Quali soggetti potranno concorrere ai corposi appalti per gestire i servizi delle ASP?”, lo chiede in un’interrogazione Andrea Pollastri (PdL), che, in qualità di componente della Commissione Politiche Sociali e Sanitarie, ritorna sul tema delle nascenti Aziende perché “Al di là del carattere estremamente tecnico delle questioni vi sono poi degli importanti risvolti di carattere sociale, vista la particolare utenza delle ASP, ed economici, per l’ingente giro di denaro che viene movimentato”.
La L.R. n. 2 del 2003, che riforma l’intero sistema del welfare emiliano-romagnolo, prevede la possibilità per le Amministrazioni Comunali e le ASL di affidare i servizi sociali, socio-assistenziali e socio-sanitari alle Aziende di Servizi alla Persona. La gestione dei servizi di cui al punto precedente è subordinato all’accreditamento delle strutture, siano esse pubbliche, come le ASP, o private. Dopo un periodo transitorio, l’accreditamento deve diventare definitivo a partire dal 1 gennaio 2011 e prevedere la stipula di un contratto di servizio della durata pari a quella dell’accreditamento.
L’accreditamento prevede la risoluzione di tutte le questioni ambigue oggi esistenti in nome del cosiddetto “Modello organizzativo unitario”, ossia nelle strutture dove oggi si trovano ad operare congiuntamente dipendenti pubblici e privati, magari appartenenti a più soggetti, dovrà esservi una chiarificazione ed un unico gestore di tutti i servizi. Lo strumento di questa razionalizzazione è l’appalto.
“C’è da immaginarsi le conseguenze che si avranno – spiega Pollastri -, soprattutto alla luce del fatto che essendo praticamente impossibile, per ragioni di costi, che i servizi diventino interamente pubblici, ciò che si profila è l’esatto contrario: anche il poco di personale e gestione rimasti ancora pubblici nelle ASP lasceranno il posto ai privati, imponendo da parte degli Enti Pubblici controlli più severi per garantire la qualità.
La conseguenza sarà che le ASP rimarranno titolari solo del patrimonio immobiliare mentre un soggetto terzo gestirà il servizio.
Ci troviamo all’alba dell’ennesimo pasticcio: si sono creati soggetti fintamente pubblici, che in realtà saranno scatole vuote mentre il privato, nella stragran parte dei casi una cooperativa affine alla sinistra, avrà un ruolo più importante ma sarà doppiamente vincolato, dall’ASP proprietaria degli immobili e dall’Ente che ha bandito al convenzione e che ha il potere di revocarla creando al gestore un gravissimo danno.”
“Chiedo alla Regione – conclude Pollastri – cosa avverrà delle cooperative che oggi operano nelle ASP, se potranno prendere parte al bando o meno e, in caso affermativo, se avranno una sorta di diritto di prelazione. Inoltre è bene chiarire cosa avverrà se in una stessa struttura vi sono più privati che lavorano: chi di loro avrà la prelazione? Ancora se al fine di garantire economicità ed efficienza si possa derogare al principio dell’unicità procedendo ad appalti diversificati per unità funzionale: può essere, ad esempio, che una cooperativa sappia gestire meglio ed in modo più efficiente il servizio mensa, mentre una altra le pulizie e un’altra ancora l’assistenza sociosanitaria. Cosa avverrà in questi casi? Si deve scegliere un attore unico ben sapendo che, per esempio, eccelle nella ristorazione ma offre un’assistenza non di qualità e a prezzi elevati?