Lo aveva già detto lunedì in Consiglio comunale, «un ponte che ogni due giorni chiude, per quanto provvisorio, non va bene». E così per rendere più robusta la sua presa di posizione, il consigliere comunale del Pdl Sandro Ballerini ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta al sindaco. Nussuna intenzione di fare polemica, anzi, Ballerini scagiona l’amministrazione locale che «non ha nessuna responsabilità per quanto accade». Ma l’invito al sindaco è affinché manifesti «la propria insoddisfazione» nei confronti di Anas «per la situazione che la nostra comunità sta subendo a proposito della chiusura del viadotto provvisorio e faccia rilevare i danni alla viabilità e all’economia che Piacenza subisce immeritatamente». Ballerini rivolge poi a Reggi un altro suggerimento: «Il sindaco farebbe bene a inoltrare una richiesta di indennizzo economico al Governo o all’Anas per l’ingiusto prezzo che la comunità paga solo per essere, e non per propria volontà, in un territorio del Paese colpito da eccezionale calamità».Considerati come i rapporti tra Comune e Anas si siano rimessi nella giuta carreggiata dopo le frizioni dei giorni successivi al crollo del ponte (30 aprile 2009), appare oggi alquanto improbabile ipotizzare che Reggi possa accogliere l’appello del consigliere del Pdl andandosi a invischiare in un nuovo polverone e con il rischio magari di compromettere il rispetto della data indicata per la scadenza dei lavori del nuovo ponte (18 dicembre 2010).Tuttavia l’apertura a singhiozzo del ponte nei giorni di maltempo ha suscitato le riflessioni contrariate di Ballerini intorno al funzionamento del ponte provvisorio. «La situazione che subisce ormai da tempo la nostra città è quantomeno grottesca, per non dire tragicamente dannosa per l’economia e il traffico che la riguarda. E’ inconcepibile che con tutte le spese che sono state fatte per approntare il nuovo viadotto, questo ad ogni piena del fiume venga chiuso per sicurezza creando disai ai viaggiatori . Pare che la soglia di sicurezza sia stata calcolata dai tecnici in metri 3,5 di altezza del Po. A questo punto viene sponetaneo domandarsi come mai non si è pensato in fase progettuale ad una soglia ad esempio di 4,5 metri di piena, in modo da permettere di creare un margine di imboccatura del ponte più ampio proprio per evitare di chiudere il viadotto ad ogni minima esondazione. Credo che un paio di prolunghe o di supporti stradali in più avrebbero allungato le montate della struttura di qualche decina di metri».Marcello Pollastri