Il superpomodoro, nato dall’incrocio di alcune varietà di pomodori neri e linee pure di San Marzano, è la dimostrazione concreta del fatto che si possono ottenere ottimi risultati dalla ricerca al naturale che coniuga tradizione ed innovazione, senza ricorso agli organismi geneticamente modificati (Ogm). Si tratta, sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, di un prodotto che, grazie ad un’attività antiossidante totale superiore, garantisce un ruolo di protezione in alcune sindromi metaboliche come quelle cardiovascolari, diabete, obesita’, colesterolo e trigliceridi; oltre ad avere caratteristiche di prevenzione nei confronti del tumore alla prostata. Il risultato di questa ricerca, costituisce un’attestazione alla nostra linea e siamo anche molto soddisfatti, continua Bisi delle parole del Ministro della Salute Ferruccio Fazio, il quale ha affermato che ”il Governo italiano non e’ favorevole all’introduzione delle colture Ogm per la contrarietà anche culturale della stragrande maggioranza dei nostri agricoltori. Meglio produzioni autoctone e produzioni naturali"."Vorrei chiarire definitivamente che Coldiretti, ha dichiarato il presidente, è contraria alla coltivazione in Italia, dove, per la conformazione morfologica dei nostri terreni e le dimensioni delle nostre aziende non sarebbe possibile evitare le contaminazioni delle colture non ogm. La nostra non è una posizione ideologica; chiediamo invece con decisione una etichettatura chiara che permetta di sapere se il cibo che mangiamo contiene, direttamente o indirettamente, organismi geneticamente modificati. Questa ultima è una battaglia nell’interesse dei cittadini e contro chi sta magistralmente usando il pretesto che gli ogm li mangiamo tutti i giorni senza saperlo, per convincerci a "spalancare le porte" alle coltivazioni transgeniche con la scusa che il danno "ormai è fatto". E’ proprio di questi giorni la costituzione di una task force di associazioni, movimenti, esponenti politici ed istituzionali riunitasi a Palazzo Rospigliosi per affrontare l’emergenza provocata dal rischio di contaminazione dei terreni in Italia."Maggiormente intensa sarà la nostra azione ribadisce Bisi, dopo l’accordo raggiunto dal Consiglio dei Ministri dell’ambiente dell’Ue, (che ora passa in seconda lettura all’esame del Parlamento europeo), sulla possibilità di mettere in commercio sul mercato europeo alimenti provenienti da animali clonati, o provenienti dalla prima generazione dello loro discendenza. Questo accordo non prevede requisiti specifici di etichettatura per gli alimenti, come latte, formaggi e carne, prodotti da animali clonati e dalla loro progenie che dovessero essere autorizzati." "L’Italia – ha concluso Bisi – sviluppa oggi un modello agroalimentare di grande qualità, sicurezza e identità; l’introduzione agli ogm rappresenta un rischio che mette in discussione questi principi: non serve agli agricoltori, non serve ai cittadini consumatori, non serve al Paese e non serve nemmeno a combattere la fame nel mondo, come qualcuno vuole sostenere. Nel 2009, infatti, gli affamati sono cresciuti del 9%, arrivando alla vetta di 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970 secondo la Fao, nonostante l’aumento del 7% dei terreni coltivati con ogm, che hanno raggiunto i 125 milioni di ettari nei 25 soli paesi dove sono coltivati nel mondo. Il record di persone che soffrono la fame e’ stato raggiunto proprio nell’anno in cui si e’ avuta un forte aumento degli ogm nei Paesi in via di sviluppo, dove la crescita e’ stata superiore alla media mondiale (+13%) e dove oggi si trovano quasi la meta’ (46%) dei terreni coltivati a biotech nel mondo. Il pressing delle multinazionali, che e’ fallito in Europa dove le semine sono calate del 12%, ha avuto invece successo nei Paesi meno sviluppati dove però le coltivazioni ogm non solo, non hanno quindi risolto il problema della fame, ma hanno anche aggravato la dipendenza economica dall’estero. "