Po: “un fiume di gasolio”

La provincia piacentina sta facendo i conti con i dieci milioni di litri di gasolio fuoriusciti dalla «Lombarda Petroli» di Villasanta (Monza). Dalla prima mattinata tra prefettura e protezione civile in terra biancorossa è stato tutto uno squillare di telefoni.  A un primo vertice mattutino, presso gli uffici territoriali del governo, ne ha fatto seguito un altro, alle 13. Prefettura, vigili del fuoco, Arpa, questura, polizie municipali, esercito e carabinieri hanno concordato il primo piano di intervento: cinque sbarramenti, due nella prima porzione del tratto piacentino del grande fiume (Cà del Bosco e località Emanuella), uno in pieno territorio comunale (attracco del ponte genio Pontieri) e altre due successive barriere contenitive a Roncarolo e in zona San Nazzaro, la bassa piacentina.  In tutti i casi si è scelto di utilizzare le cosiddette «panne» assorbenti, lunghi tubi in grado di garantire un primo contenimento degli idrocarburi in "viaggio" verso la foce. A Roncarolo – zona di raccordo del fiume con il Nure – una ditta piacentina, la Airbank, ha messo a disposizione barriere per arginare fisicamente l’avanzata degli oli.  65 centimetri in altezza di materiale plastico, sorretto da galleggianti hanno cercato di fermare buona parte della melma inquinante. Fin da subito è stato chiaro che dovevano essere sospese tutte le attività industriali con prelievo diretto dell’acqua dal Po. I sindaci delle zone di Calendasco, Piacenza, Caorso, Monticelli, Castelvetro e Villanova, i comuni che "corrono" lungo l’asta del Po, hanno emesso ordinanze di divieto di qualsiasi attività di prelievo idrico. Allertate anche le due centrali Edipower, termoelettrica e idroelettrica. La sala operativa della prefettura valuterà la sospensione delle attività sulla base dell’evolversi dell’emergenza.  Alle 15,30 nuovo vertice. Questa volta a popolare il tavolo di via San Giovanni c’erano anche il presidente della Regione Vasco Errani, in visita "elettorale" a Piacenza e il capo della protezione civile regionale Demetrio Egidi, appena sceso a terra dopo una perlustrazione aerea della zona. Per ostacolare la scia melmosa è stato previsto un ulteriore sbarramento ancora più a monte, in direzione della foce del Lambro. Si cerca di rendere sempre meno minacciosa l’onda nera diretta su Piacenza, attesa, nel comune capoluogo, dalle 21 circa. Una misura a cui si è presto associato l’invio di cinque autobotti in zona Calendasco, impiegate a ciclo continuo per "risucchiare" i liquidi inquinanti. Utilizzati anche gli skimoil (pompe per l’aspirazione superficiale dell’olio). In totale una ventina quelli in uso. La situazione rimane sotto controllo. Nuovo vertice alle 22. Obiettivo: dirottare l’idrocarburo verso il mandracchio (il ramo artificiale che termina con la chiusa di San Nazzaro) a monte della centrale.  «Le strategie da mettere in campo sono valutate sulla base del decorso che lo sversamento sta avendo – ha spiegato l’assessore provinciale all’Ambiente, Davide Allegri –. È in questi momenti che bisogna lavorare insieme, fare gruppo. L’unica colpa ad oggi certa è quella del dolo, che rimane gravissima e deve essere punita in modo esemplare».  Il sindaco di Caorso Fabio Callori però – intervistato in serata sulle rive del Po da Radiosound – ha dichiarato che gli uomini della Protezione civile erano già sul posto (a Roncarolo) alle 9 di questa mattina pronti ad intervenire. Il via libera però è arrivato soltanto alle 17, quando la prima ondata di idrocarburi era già passata e soprattutto con il buio alle porte, situazione che ovviamente ha reso molto più difficile l’intervento.

Radio Sound