Dalle prime prove effettuate su un totale di 18 campioni di mozzarelle provenienti da diversi caseifici, ben 5 (quasi un terzo) sono risultate "positive al test", ossia non ottenute esclusivamente con il latte fresco. E’ quanto emerso dalla prima "Tac salva mozzarella Made in Italy" realizzata da Coldiretti con la collaborazione dell’ Associazione Italiana Allevatori (AIA). "La nuova tecnologia, ha spiegato il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, che ha partecipato alla presentazione nel corso di FieraAgricola a Verona, si basa sulla evidenziazione di un "marcatore" che si trova nelle mozzarelle non prodotte con solo latte fresco. Si tratta del primo sistema di analisi che consente di rilevare se una mozzarella vaccina è realizzata utilizzando cagliate congelate o cagliate refrigerate vecchie. Le cagliate congelate da impiegare nella produzione di questi latticini arrivano principalmente da Lituania, Ungheria, Polonia, Germania ma la loro presenza non viene indicata in etichetta perché non è ancora obbligatoria l’indicazione di origine.Oltre ad ingannare i consumatori, continua Bisi, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco. La metodica analitica presentata da Coldiretti e Aia, che conferma i dati statistici sulle importazioni, può essere utilizzata anche per altri formaggi." In Italia nell’ultimo anno sono arrivati ben 2,2 miliardi di chili di latte confezionato e in cisterne, (tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro presenti sugli scaffali dei supermercati sono stranieri), oltre a polvere di latte, caseina e altre "schifezze" utilizzate per produrre i nostri formaggi tipici."Auspichiamo, continua Bisi, che i nostri industriali valorizzino maggiormente il latte italiano; recentemente il presidente di Assolatte Giuseppe Ambrosi, ha affermato "che il made in italy riguarda il processo di produzione, non l’origine delle materie prime, frutto della selezione, delle scelte, dell’esperienza del produttore e che un formaggio italiano è tale perché viene lavorato in un certo modo, non perché contiene latte solo italiano." Questo non significa valorizzare il prodotto italiano; il latte alla stalla, infatti, viene pagato su valori di dieci anni fa, in media 0,33 euro al litro mentre sugli scaffali arriva a 1,35 con un ricarico di oltre il 300 per cento dalla stalla allo scaffale." Per salvare il settore è necessario intensificare i controlli ma sono necessarie pure, ha concluso Bisi, misure di intervento strutturali per la trasparenza come quelle previste dal Decreto, in corso di verifica in sede Ue, che prevede l’obbligo di indicare la provenienza di latte e derivati in etichetta e il divieto di utilizzare polveri e caseinati in sostituzione del latte per la produzione dei formaggi.