Si è riunita nei giorni scorsi la commissione pomodoro di Coldiretti Piacenza, che ha visto una gremita presenza di imprenditori agricoli, determinati a partecipare attivamente alla fase preparatoria in vista dell’incontro con gli industriali, fissato per la prossima settimana, con l’obiettivo di rendere le imprese protagoniste delle decisioni economiche che riguardano il proprio reddito.In particolare, durante l’incontro, coordinato dai segretari di zona Giovanni Morini, Franco Fittavolini e Claudio Maschi, sono stati a lungo analizzati i costi di produzione, che vengono confermati in costante aumento anche per la prossima campagna, mentre il prezzo del pomodoro pagato ai produttori è rimasto fermo attorno agli 80 euro a tonnellata ormai da due anni.Le aspettative dei produttori per la prossima campagna salgono ancora di più in considerazione dei dati positivi che provengono dal mercato che confermano un costante aumento dei consumi e un prezzo dei trasformati in crescita del 22% per i pomodori pelati e addirittura del 24% per quello della passata.Gli studi di settore fatti dagli esperti del mercato, interviene il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, confermano un aumento degli introiti per la parte industriale pari al 18%, mentre la marginalità della parte agricola continua a ridursi inesorabilmente.Il comparto del "rosso", con i suoi trasformati, rappresenta anche all’estero, uno dei primati dell’agroalimentare italiano maggiormente apprezzati e, per non perdere questa leadership, sarà necessario che la coltura del pomodoro torni a riconoscere un reddito anche alle aziende produttrici, oltre che ai trasformatori.E’ quindi indispensabile una trasparenza lungo la filiera, con una più equa ripartizione del valore tra i vari soggetti e regole certe di comportamento. Parlando di chiarezza, sarà fondamentale che i parametri utilizzati dalle OP per attribuire gli obiettivi di produzione tengano conto delle rese storiche di ciascun imprenditore per evitare un esubero di prodotto e quindi il tracollo del mercato, mentre spesso vengono usate rese per ettaro calcolate a tavolino.E’ pertanto prematuro parlare di riduzione o aumento dei quantitativi da seminare, perché su questo aspettiamo indicazioni dalla parte industriale, ma certamente sarà necessario vigilare per un corretto funzionamento della filiera, affinché il momento della produzione e quello della trasformazione, sappiano assecondare e leggere le richieste del mercato.Del resto, prosegue Bisi, non possiamo più assistere ai tagli di prezzo indiscriminati che abbiamo visto la scorsa estate a causa dell’applicazione di una griglia di valutazione, che veniva "interpretata", a piacimento dalle industrie di trasformazione a causa di una abbondante offerta.Questa situazione ha determinato non solo un danno agli agricoltori ma anche alle industrie serie, penalizzate da questi comportamenti che poi hanno "inquinato" il prezzo di mercato attraverso una concorrenza sleale.La commissione, rispetto a questo punto, ha ribadito la propria perplessità e riproposto una vecchia soluzione sempre rimasta inascoltata dalla parte industriale e cioè quella di considerare la possibilità di affidare la valutazione qualitativa del prodotto ad un unico ente certificatore esterno che garantisca finalmente la necessaria imparzialità.Un ultimo invito rivolto ai produttori dal presidente Bisi è stato quello di evitare ogni trattativa privata con le industrie, perché l’unico strumento di riferimento deve rimanere l’OP che, se ben organizzata e ben gestita, ha la capacità di leggere il mercato globale e programmare conseguentemente gli investimenti.L’agricoltura, ha concluso Bisi, non può continuare ad essere il soggetto debole ovunque; basti dire che sul costo complessivo di una bottiglia di passata, pagato dal consumatore, solo il 9% rappresenta il valore del pomodoro in esso contenuta, dato che evidenzia come il reddito, nella distribuzione del valore all’interno della filiera, avvenga in maniera del tutto inadeguata.