Per quel che riguarda le disposizioni in materia di confisca dei beni alla mafia il "pacchetto sicurezza" è «molto, molto interessante». Lo ha detto il viceprocuratore nazionale antimafia, Pier Luigi Maria Dell’Osso, dal palco del teatro comunale di Casalpusterlengo, rivolgendosi a forze dell’ordine, amministratori locali (erano presenti, tra gli altri, il vicepresidente della Provincia, Maurizio Parma e l’assessore provinciale Sergio Bursi) e a una folta delegazione della polizia municipale delle valli Tidone, Trebbia e Luretta, in un incontro voluto e organizzato dalla Sagit dell’amministratore unico Ivano Castagna, azienda balzata agli onori della cronaca per aver lanciato il primo servizio di ripristino della sicurezza stradale post incidente (si vedano i quotidiani locali di oggi, sabato 12 dicembre), che sarà attivo dal gennaio in 38 comuni del piacentino. E proprio al territorio piacentino il magistrato rivela di essere legato, tanto da aver innescato un "filo diretto" con molti amici della Valtidone, dove presto – si dice – prenderà casa. I contenuti espressi dalla legge del luglio scorso sul tema dell’«aggressione di ricchezze illecite» e «delle modalità di amministrazione dei beni sottoposti al sequestro preventivo», «sono un po’ il portato – ha spiegato nel dettaglio Dell’Osso – dell’esperienza messa in campo in sede di "Comitato nazionale di sicurezza finanziaria", che ha deciso di congelare i beni dei soggetti sospettati di essere finanziatori e fiancheggiatori del terrorismo internazionale. In questi casi, infatti, il Cnsf si attiva direttamente presso l’Onu, proponendo all’organizzazione internazionale l’inserimento dei nominativi (che possono essere anche relativi a persone giuridiche) nelle cosiddette black list, per il congelamento immediato dei beni». Se questo è l’apporto positivo il viceprocuratore ha espresso alcune perplessità sulle nuove fattispecie di reati introdotte dal pacchetto sicurezza, in primis il reato di clandestinità. «Desta sgomento – ha detto – il riflesso che l’applicazione delle disposizioni in materia di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato potrebbe avere sugli uffici del giudice di pace, sulla polizia giudiziaria, sulle procure della Repubblica e anche sugli uffici giudiziari, già oberati da carichi di lavoro insostenibili e con organici non in grado di sopportare nuovi aggravi». Ma un altro aspetto fa storcere il naso a Dell’Osso: «C’è il pericolo, immanente e imminente, di una duplicazione di processi» per l’applicazione di due previsioni che tengono a sovrapporsi: «"L’ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato" del pacchetto sicurezza e la mancata esibizione del documento al momento del controllo da parte della polizia giudiziaria, inserito nel decreto legislativo del 1998». Sovrapposizione che – a detta del magistrato – potrebbe paradossalmente «disinnescare la conseguenza di una montagna di reati scaricati sul giudice di pace». «Nel momento, infatti, in cui entrambe le fattispecie saranno poste in essere contemporaneamente, tanto da far configurare un’ipotesi di concorso formale, si innescherebbe il passaggio di competenze al giudice ordinario, così da evitare di processare migliaia di stranieri anche davanti al giudice di pace». Didascalia foto. Da sin: il maresciallo dei carabinieri Marcello Trimarchi, comandante della stazione di Casalpusterlengo, il luogotenente Catello Balzano, comandante della guardia di finanza di Casalpusterlengo, il luogotenente Agostino Terlizzi, comandante della guardia di finanza di Castelsangiovanni, Ivano Castagna, amministratore unico di Sagit, società organizzatrice, Gino Albertini, comandante della polizia municipale dell’unione dei comunI della Valtidone, il viceprocuratore nazionale antimafia, Pier Luigi Maria Dell’Osso, il sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Lodi, Daria Monsurrò, l’agente istruttore piacentina Mariuccia Rossi e la comandante della polizia municipale di Casalpusterlengo, Laura Chiesa.