Incertezza, paura e necessità di essere seguite anche psicologicamente durante l’iter delle cure per ritrovare fiducia nel futuro. "Non è difficile togliere un tumore dal seno di una donna. Il difficile è toglierlo dalla testa" :con queste parole l’oncologo Umberto Veronesi lancia quest’anno la sfida per la "mortalità zero" sul carcinoma alla mammella. Che una diagnosi di tumore e il conseguente inizio di un percorso potessero creare ansia e preoccupazione a una donna che si trova di fronte a un cancro al seno era immaginabile, ma come aiutare le malate e facilitare la prevenzione e le cure?Oggi una interessante ricerca condotta all’ospedale di Piacenza su un campione di 590 pazienti documenta scientificamente sfumature e risvolti dell’impatto psicologico che la scoperta della malattia porta con sé nella persona e nei suoi familiari.Il lavoro, coordinato dalla psiconcologa Giovanna Calandra, s’inserisce nell’ambito dell’attività dell’unità operativa semplice di Senologia, che fa parte della unità operativa complessa di Chirurgia generale, vascolare e senologica del dipartimento di Chirurgia dell’Ausl di Piacenza. Lo studio si basa su dati raccolti nel triennio 2006/ 2009 e indaga la risonanza emotiva e cognitiva connessa al percorso diagnostico e chirurgico. I dati sono relativi alle 590 visite psicologiche effettuate prima e dopo l’intervento chirurgico di asportazione del tumore alla mammella. La scelta non è casuale: questa fase iniziale richiede – spiega la dottoressa Calandra – il riconoscimento puntuale e precoce di eventuali sintomi o fattori di rischio, per evitare complicanze e disturbi di adattamento, migliorare la qualità di vita e favorire l’adesione alle cure e ai controlli successivi. "Per la donna si tratta di uno stress forte, paragonabile a quello di un trauma". "Gli interventi psicologici in Senologia – spiega il direttore dell’unità operativa Giorgio Macellari – sono strutturati e orientati a facilitare l’integrazione tra le diverse professionalità medico-chirurgiche nell’assistenza alla paziente. L’attività psicologica clinica è parte integrante del percorso aziendale ed è a disposizione in tutte le fasi di cura, dal pre-ricovero chirurgico alle visite ambulatoriali post ricovero". Il percorso psico-oncologico dedicato e integrato è frutto della collaborazione tra i dipartimenti di Chirurgia generale e di Salute mentale e dipendenze patologiche. I colloqui psicologici (che hanno poi costituito il materiale della ricerca) sono stati eseguiti con donne affette da tumore al seno nelle fasi precedenti e a distanza dall’intervento, in accordo con le pazienti. Alla raccolta dati ha partecipato la dottoressa Valentina Zorza, tirocinante psicologa. Un elevato numero di pazienti ha riferito preoccupazione ansiosa e reazioni di adattamento. La percezione della malattia si differenzia in base all’età, lo stadio della patologia stessa e il tipo d’intervento chirurgico."Le donne operate appartengono a diverse fasce di età: 15 con meno di quarant’anni, 106 tra i 40 e 49 anni, 89 hanno tra i 50 e 59 anni, 167 tra i 60 e 69 anni e 213 hanno più di 70 anni. Quella numericamente più rilevante è in post-menopausa. "L’obiettivo dello studio – aggiunge la referente – è quello di migliorare la relazione medico-paziente, evidenziare le risorse personali e sociali, i fattori protettivi e di rischio e, soprattutto, fornire, se necessario, un sostegno psicologico mirato e tempestivo per affrontare la malattia, le cure e i controlli". La ricerca ha riscosso successo anche al XI congresso nazionale della Società italiana di psico-oncologia, tenutosi nelle scorse settimane a Senigallia dove la dottoressa Calandra ha presentato lo studio.