«La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni».Con queste parole la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, oggi, ha accolto il ricorso presentato da una cittadina italiana contraria alla presenza del simbolo religioso nelle aule scolastiche in quanto irrispettoso della laicità dello Stato.La sentenza ha scatenato immediatamente polemiche provenienti da più fronti ed anche la nostra città, la nostra realtà locale, ha accusato il colpo. Unanime il coro che ritiene la sentenza un errore, in quanto è giusto rispettare le libertà di culto ma altrettanto importante è rispettare la cultura e le tradizioni di un popolo. Ma spieghiamo anzi tutti i fatti: a presentare ricorso alla Corte di Strasburgo è Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia; nel 2002 chiese all’istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi figli, di togliere i crocefissi dalle aule in nome del principio di laicità dello Stato. Dalla direzione della scuola arrivò risposta negativa e a nulla valsero i ricorsi della Lautsi. A dicembre 2004 il verdetto della Corte Costituzionale, bocciò il ricorso presentato dal Tar del Veneto in merito alla questione. Il fascicolo tornò al Tribunale amministrativo regionale, che nel 2005, a sua volta, respinse il ricorso, sostenendo che il crocifisso è simbolo della storia e della cultura italiana e di conseguenza dell’identità del Paese, ed è il simbolo dei principi di eguaglianza, libertà e tolleranza e del secolarismo dello Stato. Nel 2006, il Consiglio di Stato ha confermato questa posizione. Ma ora la storia si ribalta: i giudici di Strasburgo, interpellati dalla Lautsi nel 2007, le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano dovrà versarle un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. Se la Corte accoglierà il ricorso, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Qualora invece il ricorso non dovesse essere accolto, la sentenza diverrà definitiva tra tre mesi, e allora spetterà al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa decidere, entro sei mesi, quali azioni il governo italiano deve prendere per non incorrere in ulteriori violazioni.In merito a questa questione, abbiamo chiesto l’opinione di alcuni esponenti della nostra politica. Dure la presa di posizione del vicepresidente della provincia Maurizio Parma, secondo il quale il crocifisso deve essere esposto non tanto come simbolo religioso ma per non disconoscere le radici Europee ed Italiane. Anche a sinistra pareri contrari alla sentenza, come ci spiega Silvio Bisotti del Pd, che si dice perplesso del mancato rispetto, della logica di tradizione, di storia e di cultura. Ma non solo i politici piacentini hanno espresso la loro opinione. Radio sound infatti è scesa nelle strade per carpire il parere della gente. Secondo i più, si tratta di una sentenza sbagliata che lede l’immagine di una società, la nostra società che dev’ essere rispettata da chiunque voglia appartenervi. Ovviamente non tutti siamo tenuti a pensarla allo stesso modo ma, al di là delle opinioni personali che si possono avere in materia religiosa, è innegabile affermare che un simbolo come il crocifisso, da sempre icona della profondità conoscitiva spirituale e principio ordinatore tra patimento e salvezza umani, sia da considerarsi come un caposaldo della evoluzione storica laica occidentale. Un simbolo che ha accompagnato secoli di evoluzione e sotto gli occhi del quale è fiorita la nostra cultura. Un simbolo, in cui in ogni caso, è possibili ricercare le nostre più profonde radici di esseri umani. Un simbolo che, probabilmente, andrebbe difeso con più attenzione.