«Una regione più in linea con i principi del federalismo». È quanto auspica il consigliere Luigi Fogliazza, autore di un intervento piuttosto critico in occasione della discussione in Regione sul rendiconto 2008. Intervenuto a nome del gruppo Lega Nord, in qualità di vicepresidente della commissione bilancio, Fogliazza punta il dito contro una spesa sanitaria «ormai pari all’85 per cento della parte corrente di bilancio, in netto aumento rispetto al 2007», dovuto – a suo dire – a un esborso assistenziale ormai insostenibile, anche per il peso di «un gravame extracomunitario da record mondiale». Netto affondo anche sulle concessioni idriche, «rilasciate – attacca l’esponente leghista a nome di tutto il gruppo – a prezzi irrisori a beneficio di multinazionali». Altro capitolo critico: quello della spesa. L’auspicio è che l’elargizione di fondi avvenga sulla base di un criterio selettivo. «Invito la giunta a revocare – dice Fogliazza – l’erogazione di contributi a beneficio di svariati comuni imputati di vergognosa lentezza nell’approntare progetti esecutivi». Sulle assegnazioni comunitarie il Carroccio regionale denuncia «il malcostume di enti locali» avvezzi ad usare i fondi per investimenti per spese correnti, «in barba alle istruttorie regionali». Viene inoltre evidenziata le pletora di dirigenti, «un’invasione di personale medico nell’assessorato di Bissoni», l’inefficacia del ruolo degli Osservatori, già segnalata dalla stampa nazionale. Da qui a tutto campo sui temi della sanità. Nel mirino ci sono anche le neonate Asp (Aziende servizi alla persona), oggetto «di proteste vibranti dal parmense alla romagna per peggioramento nei servizi e disequilibrio di ripartizione dei costi tra Comuni». Fogliazza non risparmia neppure un sistema di incentivi all’apprendistato giovanile che sembra non aver dato i risultati sperati, «viste le difficoltà delle aziende artigiane a trovare manodopera». L’esponente leghista in assemblea regionale chiude con note critiche sul continuo incremento della consistenza immobiliare («che, di questi tempi – dice – rischia d’essere una palla al piede») e sullo squilibrio a favore delle aziende romagnole delle quote di partecipazione della Regione.