La forza delle idee contro la debolezza degli slogan. Deve essere questo il nostro motore trainante, la ragione per cui il no al ritorno del nucleare a Caorso vada ben oltre la semplice presa di posizione. Non serve limitarsi a chiudere le porte, occorre aprire le menti per immaginare un futuro nel quale il nucleare sia soltanto un brutto ricordo, superato da una "economia verde" che punti sulle fonti rinnovabili e le energie alternative. Non bisogna immaginare solo il rientro dei capitali dall’estero, noi auspichiamo anche il rientro dei cervelli. Non pensiamo solamente allo scudo fiscale, immaginiamo tanti ricercatori e premi nobel che possano lavorare con entusiasmo per la ricerca e lo sviluppo del Paese. La decisione di riprendere la via del nucleare, finanziata dal Governo con un primo intervento di 210 milioni, va nella direzione opposta a quella da noi auspicata. Immaginando come quella odierna la data di inizio dei lavori, nella migliore delle ipotesi vedremmo la prima centrale nel 2015. Troppo per non pensare che in tutto questo tempo non si debba ricercare e percorrere una strada totalmente alternativa. Le indiscrezioni di stampa prospettano per la centrale di Caorso la possibilità di installazione di due reattori da 1600 megawatt l’uno, ovvero il doppio (ciascuno) di quello precedente. Un solo reattore di quelli prospettati, per il suo corretto funzionamento, richiederebbe una quantità di acqua pari al doppio di quella utilizzata dal reattore in via di dismissione, il quadruplo nel caso ne venissero impiegati due. Il Po, ovvero il bacino idrico naturale che dovrebbe essere utilizzato per il raffreddamento della centrale, non ha una portata costante, il ché presupporrebbe la bocciatura del progetto. Ma non è così, anzi, contravvenendo anche alla normativa per cui non è possibile reimmettere acqua con temperatura superiore di 3°C rispetto a quella prelevata, molto probabilmente Caorso sarà uno dei siti designati dal Governo per il nuovo "assalto" al nucleare. In aggiunta a ciò, a far pendere l’ago della bilancia in favore del sito piacentino, potrebbe esserci la rete di trasmissione già esistente: un elettrodotto a costo zero sia in termini di progettazione che di burocrazia. Trasformare Caorso in una pattumiera nucleare (di fatto, si prevede che nel 2019 praticamente tutta la radioattività contenuta nel combustibile riprocessato ritorni nella centrale, tanto che già ora sono stoccati nella centrale rifiuti a bassa e media attività e nel prossimo futuro dovrà ospitare anche i rifiuti ad alta attività derivanti dal processo di dismissione), quindi in una nuova centrale di produzione nel 2015, a nostro avviso è totalmente sbagliato. Perché invece, investendo i 210 milioni di euro che il Governo ha messo sul tavolo per il ritorno al nucleare, non puntare a trasformare la centrale di Caorso in un nuovo e moderno laboratorio di ricerca? A Piacenza esistono delle straordinarie realtà che stanno muovendosi nella direzione della green economy, investendo fondi sulla ricerca e l’innovazione. Una di queste è il CESI (http://www.cesi.it/pagina_2.asp?livello=2&cp=01010000&c2=01010600&c3=&p=01010500%2Easp&lang=IT), il centro elettrotecnico sperimentale italiano, dove si sta studiando la miniaturizzazione delle celle fotovoltaiche e il sistema di inseguimento solare per il miglioramento dell’efficienza complessiva delle celle, un progetto che potrebbe rivoluzionare il fotovoltaico mondiale. E ancora. Perché non immaginare un centro di ricerca chimica e biologica sulla degradazione della lignina (componente principale del legno che attualmente non trova utilizzazione al di là della combustione e della gassificazione) con produzione di biocombustibili? Oppure, un centro di ricerca sulle celle a combustibile, quei componenti utilizzati sulle navette spaziali che servono a produrre energia elettrica direttamente dalla combinazione idrogeno-ossigeno, senza passare attraverso la combustione, quindi con rendimenti più elevati. Queste sono proposte concrete che Thomas Casadei, nostro candidato a segretario regionale, sta sostenendo in tutte le sedi di partito e pubblicamente e che chiediamo di sottoscrivere anche agli altri due candidati alla segreteria regionale, Bastico e Bonaccini.