Riprendono oggi i lavori parlamentari. In aula l’esame delle norme sull’accesso alle cure palliative, il cui primo atto risale all’1 marzo 2007 a firma del deputato leghista Massimo Polledri. Ha due anni e mezzo, infatti, il primo disegno di legge, presentato in forma inedita dal parlamentare piacentino, relativo alle "Disposizioni per l’ assistenza integrale dei pazienti affetti da dolore severo conseguente a stati di patologia oncologica o degenerativa progressiva". Da oggi, sulla scia di una lunga campagna di sensibilizzazione, passata anche attraverso convegni e dibattiti (all’epoca del lancio dell’iniziativa legislativa Polledri si fece promotore in Senato di un convegno ad hoc dal titolo "Vivere senza dolore") si ritorna a parlare dell’argomento, con l’obiettivo di licenziare al più presto una legge che predisponga misure specifiche e regolamenti l’accesso alle cure per il sollievo dei pazienti. «Per i due anni in cui Ignazio Marino ha presieduto la commissione Igiene e sanità del Senato ci è stato vietato di discutere del tema – commenta Polledri –. All’epoca, quando presentai a palazzo Madama il mio disegno di legge sull’argomento, il primo mai depositato, bisognava parlare solo di come far morire i pazienti. Oggi, invece, si è arrivati a una sintesi tra sensibilità diverse e a raccogliere istanze, critiche e proposte dei due diversi schieramenti politici. Il risultato? A breve licenzieremo una legge che ha come obiettivo quello di curare il dolore e i malati terminali. Un risultato atteso e arrivato al termine delle grandi battaglie di libertà sul testamento biologico targate Marino. Battaglie che, in realtà, nient’altro sono – secondo una primitiva accezione – che l’introduzione di una forma di eutanasia passiva. Oggi faccio mio l’appello di William Shakespeare nel Macbeth: "Date al dolore la parola; il dolore che non parla, sussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi"».