"In Italia e, in particolare, nella nostra regione" – afferma Mauro Manfredini, Capogruppo Regionale della Lega Nord – "esiste un problema molto serio, del quale si parla troppo poco. Mi riferisco all’accesso dei cittadini extracomunitari al pubblico impiego. La questione è infatti particolarmente seria e delicata dal momento che il quadro normativo si presenta ad oggi poco chiaro e complesso. Questa situazione" – precisa il Consigliere leghista – "ha generato una profonda confusione, per cui molte Amministrazioni e/o enti si sono sentiti autorizzati a non richiedere, come requisito fondamentale per l’accesso al pubblico impiego, la cittadinanza italiana. E’ di pochi giorni fa ad esempio la notizia che l’azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara ha ammesso nella graduatoria, per un concorso che prevede l’assunzione di infermieri a tempo determinato, due ragazze extracomunitarie con regolare permesso di soggiorno, ma senza cittadinanza italiana.La Costituzione Italiana, all’art. 51, dice infatti solo che "tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge" ed, in presenza di quello che può essere definito un vero e proprio vuoto normativo, si capisce chiaramente come non esista un indirizzo chiaro e preciso.La Regione Emilia-Romagna, con il regolamento n.35 del 19 dicembre 2002, art. 4, stabilisce che possono accedere agli organici regionali anche i cittadini degli Stati non appartenenti all’Unione Europea, purché in regola con le vigenti norme in materia di soggiorno nel territorio italiano. Quindi" – continua Manfredini – "per i cittadini extracomunitari è sufficiente essere in regola con il permesso di soggiorno.Alla luce di quanto sopra esposto, ritengo sia indispensabile e doveroso da parte dello Stato colmare l’enorme lacuna normativa che lascia ampio margine alle singole Amministrazioni.Sarebbe infatti opportuno emanare una legge chiara con la quale viene richiesto il requisito di cittadinanza italiana per l’accesso al pubblico impiego.Gli incarichi pubblici, come noto, sono tra gli impieghi più ambiti dai nostri giovani ed è pertanto opportuno che siano riservati a chi è cittadino italiano.In virtù dell’importanza del problema," – conclude l’esponente del Carroccio – "ho illustrato la situazione all’on. leghista Angelo Alessandri, che si è detto disponibile ad affrontare la questione con notevole sollecitudine, presentando quanto prima una proposta di legge ad hoc".