Francesco Cacciatore commemora la tragedia aerea avvenuta il 13 agosto 2006

Nel 3° anniversario dell’incidente che il 13 agosto 2006 ha tragicamente interrotto, a Piacenza, il volo del cargo C130 dell’Air Algerie, con sincera commozione rendiamo onore alla memoria di coloro che persero la vita in quel terribile schianto, a poca distanza dal luogo in cui ci troviamo ora. I nomi dei membri dell’equipaggio sono ormai familiari a tutti i piacentini, che in un abbraccio carico di affetto accolgono oggi la moglie e i figli del co-pilota Mohamed Taied Bederina, stringendosi idealmente anche ai cari del comandante Abdou Mohamed e del tecnico di bordo Mustafa Kadid.Il tempo non cancella il ricordo vivido e dolente di quella sera d’estate, né le convulse sensazioni di paura, incredulità e angoscia che travolsero la città in pochi istanti, mentre il rombo dell’aereo diventava sempre più forte e vicino, sfiorando i tetti, facendo tremare le pareti delle nostre case. E poi, improvvisa e sconvolgente, la scoperta che quel rumore fragoroso, quel boato così prepotente recava in sé un annuncio drammatico, purtroppo irreversibile: la morte di tre uomini che qui hanno terminato il proprio viaggio, forse evitando, al nostro territorio, un disastro di proporzioni ancor più vaste. Certo, nessuno di noi può sapere con esattezza cosa avvenne in quegli ultimi, fatali momenti; eppure, tanti piacentini non hanno avuto dubbi, nell’interpretare l’impatto nel campo isolato di Cà degli Ossi come il simbolo di un estremo gesto di generosità umana e altissima professionalità. La cerimonia odierna, del resto, non ha l’intento di rispondere agli interrogativi che ancora sussistono sullo svolgimento dei fatti, ma ci offre l’occasione di condividere, con immutata e autentica partecipazione, il cordoglio di coloro che nell’incidente di tre anni fa hanno perso un marito, un padre, un punto di riferimento tra i propri affetti più vicini. "Non esiste separazione definitiva fino a quando c’è il ricordo", ha scritto Isabel Allende, e credo che vi sia, in questa affermazione, una grande – per quanto dolorosa – verità: tra Piacenza e l’Algeria, nel nome di Mohamed Taieb Bederina, Abdou Mohamed e Mustafa Kadid, si è instaurato un legame che trascende la distanza fisica per trovare, in una triste pagina della nostra storia, una reale comunanza di pensieri. Il senso di solidarietà che ci unisce è profondo, vero. E sebbene sia difficile tradurlo a parole, spero che le famiglie delle vittime possano percepirlo in tuttta la sua pienezza: la stele commemorativa, che oggi ci vede riuniti in una circostanza solenne, è infatti l’emblema di ciò che la nostra città serba nel cuore e non può dimenticare. E’ proprio ripercorrendo gli eventi di quella sera, che vorrei rinnovare il doveroso e riconoscente tributo, da parte dell’Amministrazione comunale e di tutti i piacentini, alle forze dell’ordine, alla Protezione civile e ai volontari del soccorso, che in una situazione di grave emergenza hanno contribuito, con il loro prezioso intervento, a contenere per quanto possibile i disagi, dandosi da fare senza sosta per portare aiuto. Purtroppo non possiamo riavvolgere il filo del passato e cancellare il dramma di cui la nostra città è stata involontario teatro, impotente spettatrice; il nostro impegno, però, è quello di rendere omaggio ai componenti dell’equipaggio del cargo C130, anch’essi simbolo, nel loro destino, dei tanti caduti sul lavoro che ogni giorno, purtroppo, continuiamo a piangere. Come dicevamo poc’anzi, coltiviamo il valore del ricordo, affinchè i loro cari possano sentirsi un po’ meno soli nell’affrontare un dolore che non si affievolisce.  Ed è con questa consapevolezza, che chiedo a tutti i presenti di osservare un minuto di raccoglimento, consegnando, a un silenzio carico di significati, l’espressione dei nostri sentimenti.

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