Una straordinaria incertezza caratterizza l’attuale quadro congiunturale, rendendo difficile un’interpretazione chiara ed univoca dei tanti segnali contrastanti che emergono dalle informazioni statistiche. L’economia in Italia sembra aver raggiunto nel primo trimestre del 2009 il punto minimo e segnali di un contesto un po’ meno negativo rispetto alla fine 2008 ed inizio 2009 sembrano pervenire delle indagini relative al clima di fiducia delle famiglie che mostra, nel mese di giugno, una moderata crescita. Un indagine della Confcommercio evidenzia come invece, dall’inizio di luglio, si assista ad un peggioramento delle aspettative degli imprenditori della distribuzione organizzata, legate sostanzialmente al timore di una possibile contrazione della redittività.Non possiamo, infatti, trascurare che la produzione industriale è calata ad aprile (unico dato disponibile) del 24,2 % e che la crisi sta pesando fortemente sul mercato del lavoro con una contrazione di altre duecento mila occupati concentrati nella componente indipendente ed un innalzamento del tasso di disoccupazione al 7,5 %. Per i consumi, anche qui la situazione resta non favorevole, ma si incomincia ad intravedere la fine della fase recessiva. Negli ultimi quattro mesi – da febbraio a maggio – la tendenza dei consumi, al di la di modeste oscillazioni è stabile tendente al rialzo. Tuttavia, rispetto a quanto ci si attendeva mesi fa è necessario modificare il momento di una più significativa ripresa, collocandola non prima dell’autunno prossimo. Si continua ad assistere al processo di rientro dell’inflazione ed i prezzi dei beni alimentari sono in riduzione dell’0,1 % a giugno rispetto a maggio 2009. Nonostante questo, le famiglie fanno ancora fatica a far quadrare il loro bilancio, e di questo sta soffrendo in modo evidente il settore non food che nonostante i saldi anticipati al 4 luglio non registra movimenti significativi che possano sollevare i bilanci delle nostre imprese che soffrono ancora in modo pesante e preoccupante.Proprio questa pesante situazione nel settore terziario è stata evidenziata dal calo delle imprese iscritte alla locale Camera di Commercio, soprattutto nel settore commerciale dove a fronte di 219 nuove imprese si sono registrate 283 cessazioni con un rilevante calo negativo di 64 unità conferma di come il commercio non goda ottima salute. Questo dato è ancora più preoccupante se si pensa che la riforma del Commercio valuta nel 1998 dell’allora Ministro Bersani che ha liberalizzato le licenze commerciali, non ha, di fatto raggiunto il suo scopo e cioè far aumentare il numero degli esercizi: al contrario, a nostro parere è servita a mettere in maggior difficoltà i negozi appena aperti che senza preparazione sono stati travolti nelle gestioni mentre quelli storici si sono visti decuplicare la concorrenza senza l’aumento consistente dei consumatori ed una crisi dei consumi sfociata in questa recessione economica globale. Per concludere questa analisi, non può rassicurarci neppure la lieve crescita nel settore del turismo con un aumento minimo di ristoranti (15 unità) mentre ci deve far riflettere il dato che imprese manifatturiere, agricoltura e commercio sono in calo e l’edilizia ed i servizi che fino a poco tempo fa erano la valvola di sfogo dell’economia piacentina, oggi come oggi hanno esaurito il loro vigore e la loro spinta alla crescita. Occorre perciò un serio esame della situazione economica provinciale, magari coordinata dalla Camera di Commercio per individuare iniziative o progetti strutturali che mettano in condizione i settori con maggiore vitalità di proseguire la loro evoluzione positiva quale il turismo.A tale fine si deve necessariamente tornare a riflettere su alcune problematiche che devono essere affrontate quali le infrastrutture nuove (Ponte sul Po, Pedecollinare e chiusura delle tangenziali ed eventuale loro raddoppio), l’utilizzo e lo sfruttamento intelligente delle acque piovane con la predisposizione di eventuali sbarramenti utilizzati per produrre energia pulita e, per dare una svolta al nostro centro storico ed all’economia di Piacenza l’utilizzo delle aree militari delle caserme del Genio Pontieri e del Laboratorio Pontieri come aree museali che potrebbero ospitare il Museo Diocesano, la collezione Mazzoleni ed alcune altre opere d’arte che potrebbero essere a noi prestate da collezioni importanti come quelle in possesso dalla Fondazione Terruzzi.