Caso Opizzi: Scagionato Davide Reboli

"Non sono un assassino". Solo questo ci ha detto Davide Reboli, non appena ha appreso l’esito dell’esame autoptico compiuto sulla salma di Gian Paolo Opizzi. La morte di Opizzi non è stata provocata da eventi traumatici. Questo in sintesi l’esito dell’autopsia. L’esame autoptico era incominciato ieri pomeriggio nella camera mortuaria dell’ospedale alle 16.30 e si è concluso intorno alle 19.L’esame è stato effettuato dal medico legale Novella D’Agostino nominato dalla Procura, alla presenza della dottoressa Anna Maria Greco, nominata dalla difesa del Reboli che per questa fatto era stato raggiunto da un informazione di garanzia con l’ipotesi di reato di omicidi preterintenzionale. Dall’autopsia è emerso che Opizzi che aveva 50 anni e abitava a Podenzano è deceduto per cause naturali, ossia per un arresto cardiocircolatorio. Di conseguenza è facile immaginare che la posizione di Reboli sarà presto archiviata."E’ andato tutto bene" ha commentato l’avvocato Stefano Lavelli che assiste Davide Reboli "noi lo avevamo sempre detto, Davide non c’entra nulla con quello che purtroppo è successo, le precise cause del decesso si apprenderanno solo quando sarà depositata la perizia".Ma per l’avvocato e  soprattutto per il suo assistito per ora basta sapere che questo decesso è avvenuto per cause naturali e non traumatiche. Gian Paolo Opizzi, era stato trovato riverso in una Bmw X5 l’altra mattina alle 4.10 da un amico che aveva trascorso la nottata con lui presso un locale notturno della provincia, l’amico era sceso dall’auto per prendere le sigarette da un distributore automatico e tornato sui propri passi, aveva trovato l’Opizzi senza vita ed aveva chiamato i soccorsi. Il cinquantenne aveva avuto un diverbio con il personale di sorveglianza del locale pubblico alle 3.30. Quaranta minuti più tardi era stato trovato morto a Podenzano. Ad occuparsi delle indagini i carabinieri che avevano sentito vari testimoni, i quali avevano riferito che non vi era stato un pestaggio della vittima che potrebbe lasciar supporre ad un decesso provocato da percosse ma solo una spinta, circostanza che lo stesso Reboli aveva riferito al nostro giornale qualche ora dopo l’accaduto dicendo:  "Io non ho fatto del male a quell’uomo. Ho dovuto richiamare quel signore mentre era nel locale dove lavoro perché dava fastidio ad alcuni avventori. Lui mi ha scagliato contro una bottiglia che io ho schivato. L’ho spinto ed è caduto fra le sedie del locale. Lo abbiamo portato fuori con altri colleghi e messo sulla macchina. Sono molti anni che svolgo questo lavoro e so come trattare le persone, quell’uomo a mio avviso stava poco bene e nessuno ha infierito contro di lui". Una testimonianza che oggi è avvalorata dall’esito dell’autopsia. Qualcuno aveva riferito di ecchimosi e di un intervento del personale di sicurezza un po’ movimentato, circostanze che alla luce dell’esito dell’autopsia hanno perduto di credibilità.

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