E’ stata rigettata la richiesta di sospensiva presentata presso il Tar di Parma da parte della cordata guidata da coop Aurora. E’ quanto è trapelato stamattina in attesa della pubblicazione della sentenza ufficiale. Bocciata la sospensiva, le procedura per la realizzazione dell’Hospice potrà così andare avanti. I ricorrenti, ovvero la cordata di società guidate dalla cooperativa Aurora, uscita perdente dalla gara dei mesi scorsi (solo la coop Unicoop non ha firmato il ricorso) tuttavia potranno impugnare davanti al Consiglio di Stato il pronunciamento del Tribunale amministrativo: hanno 30 giorni da oggi.COMUNICATO STAMPA DELLA COOP AURORAPrendiamo atto con rammarico della decisione del TAR che ha deciso di non accettare il nostro ricorso.L’esito negativo non pregiudica in nessun modo, ma anzi rafforza, la nostra volontà di impegno e di ricerca per realizzare servizi innovativi ed in grado di rispondere con efficacia ai bisogni sociali della comunità Piacentina.Il motivo del rammarico risiede negli stessi motivi che ci avevano spinto ad effettuare il ricorso ovvero, la convinzione che la nostra proposta progettuale fosse migliore rispetto a quella concorrente. Siamo sempre stati convinti che l’Hospice a Piacenza è un’opera necessaria, da tempo attesa, un servizio per la cittadinanza di estremo valore sociale ed etico. Proprio per questo la cordata Aurora, quando ha deciso di partecipare al Bando di gara, ha ritenuto di progettare una struttura ed un’organizzazione attenta alle esigenze delle persone che dovrà ospitare e completamente inserita nel contesto cittadino. Di qui la scelta progettuale di una struttura di oltre 1700 mq (in linea con il progetto bandiera di Vision 2020), immersa nel verde, in un luogo silenzioso, dotata di molti parcheggi, ben servita dai mezzi pubblici e facilmente raggiungibile anche dai comuni limitrofi. Oltre a soddisfare esigenze di tipo funzionale (eliminazione di barriere architettoniche, accessi diversificati, allestimento di una cucina interna … ), il progetto, tenendo in alta considerazione le Linee guida delle società scientifiche nell’ambito delle cure palliative, intendeva rispondere a molteplici esigenze di tipo psicologico. Tutte le stanze erano progettate al piano terra e provviste di ampie finestre che si affacciano sul parco, di oltre 2.500 mq, di pertinenza dell’Hospice. La presenza del porticato come prolungamento della stanza, inoltre, avrebbe permesso ai degenti, anche allettati, ed ai loro familiari, di uscire all’aria aperta, consentendo una fruizione diretta delle aree verdi e del parco. Particolare attenzione era stata dedicata all’esposizione e all’ombreggiatura di tutte le stanze ed ai confort interni. L’interno dei locali dedicati sia alla degenza sia ai momenti di aggregazione dei parenti era stato curato sia nella scelta dei materiali (in alcune zone era previsto parquet, tapparelle esterne elettriche in ogni stanza,…) sia nella scelta delle tecnologie (accessi internet in ogni stanza) sia nelle scelta di non installare certe strutture ritenute invasive da un punto di vista visivo e quindi psicologico, il tutto con lo scopo di creare condizioni di vita simili a quelle del domicilio.La posizione arretrata delle camere rispetto all’ingresso situato a ovest, la frapposizione dei corpi di fabbrica che ospitano i servizi e l’affaccio delle stanze previsto verso est, creavano una zona filtro che conferiva alle stanze una grande riservatezza ai pazienti e ai familiari. L’area dedicata al cordoglio e gli spazi dedicati al commiato erano stati separati fisicamente e non risultavano visibili dall’area riservata all’accoglienza e alla degenza come richiesto dagli atti di indirizzo redatti dalla Regione Emilia-Romagna.Per assicurare un’alta qualità organizzativa e per garantire un’efficace "prendersi cura" del malato e della sua famiglia, si era ritenuto di prevedere un minutaggio socio-sanitario e un numero di operatori largamente superiore a quanto previsto dal bando.L’Ati Aurora, ritenendo non correttamente valutata la propria proposta progettuale, dopo una verifica attenta in sede legale ed amministrativa, aveva quindi deciso di presentare ricorso al TAR evidenziando alcuni elementi:- Indeterminatezza dell’offerta economica del raggruppamento Pro.ges (con particolare riferimento alla determinazione delle aliquote IVA) con la manifesta violazione della disciplina concorsuale. – Assenza all’interno della commissione di un "esperto" in materia edilizia-progettuale. Il Capitolato speciale d’Appalto prevedeva infatti la valutazione di molti aspetti di tipo ingegneristico. – Contraddittorietà nell’attribuzione dei punteggi relativamente alle proposte esaminate. Nella valutazione delle dimensioni dell’edificio, sono stati attribuiti punteggi equivalenti alle due cordate, non considerando che la cordata Aurora prevedeva una struttura di oltre 1700 mq mentre la cordata Pro.ges prevede una struttura di circa 1000 mq. Relativamente al subcriterio "parcheggi in adiacenza o in uso all’edificio", sono stati attribuiti punteggi equivalenti alle due concorrenti seppur l’Ati Aurora ne preveda un numero più che doppio rispetto alla cordata Pro.ges. Relativamente al subcriterio "serramenti, esposizione, ombreggiatura…" sono stati attribuiti alle concorrenti gli stessi punteggi nonostante l’Ati Aurora abbia proposto la dotazione di serramenti di classe 4, quindi di qualità superiore rispetto a quelli, di classe 3, offerti dall’ATI Pro.Ges.