Riportiamo il comunicato di Cgil, Cisl e Uil:"Riteniamo doveroso, a questo punto della vicenda, fare alcune puntualizzazioni rispetto al tema, ampiamente dibattuto, della chiusura delle attività commerciali per la ricorrenza del 25 Aprile.Abbiamo, fin qui, preferito sottrarci al tentativo di ideologizzare il dibattito, preferendo riportare nelle sedi più appropriate le nostre opinioni e proposte convinti che i lavoratori dipendenti da noi rappresentati, parte in causa di non secondaria importanza, potessero così trovare le giuste ed adeguate tutele.La Delibera della Regione 2164 del 2007 ha individuato, tra tutte, dieci festività nazionali nelle quali vige l’obbligo di chiusura delle attività commerciali anche nei casi in cui vi sia il riconoscimento di Città d’Arte, come per Piacenza, seppure limitatamente al Centro Storico.Abbiamo dato un giudizio positivo di quella norma, giunta dopo anni di confronti con le parti interessate, perché riconosce, almeno per dieci giorni all’anno, il diritto dei lavoratori del commercio a godere, così come altri milioni di lavoratori, di un meritato riposo. E’ giusto ricordare che in questo contesto, i negozi del Centro Storico della nostra città possono rimanere aperti per 355 giornate su 365 (97,2 % del totale disponibile): come si può sostenere che non si vuol fare lavorare le imprese? Ed è altrettanto importante evidenziare che, nonostante questa possibilità, la buona parte dei negozi, la domenica, rimane chiusa. A farla da padrone è, ancora una volta, la Grande Distribuzione che invece sfrutta al massimo questa opportunità a discapito del singolo commerciante magari a gestione familiare. Il riconoscimento del diritto a fermarsi in queste ricorrenze è un valore civile e sociale di enorme importanza, così come ha anche sottolineato in questi giorni il Vescovo di Piacenza: del suo intervento abbiamo particolarmente apprezzato il tentativo di rimettere la discussione su toni più pacati, evidenziando come il valore della socialità, dello stare con la propria famiglia sia, talvolta, da riproporre come priorità. In questo senso, sarebbe anche opportuno in un secondo momento, riaprire il dibattito sul senso delle aperture domenicali dei negozi, a nostro avviso troppo estese e da rivedere.La possibilità di derogare a questo divieto, previsto dalla normativa, è affidato alla concertazione tra le parti, nel rispetto però dei criteri indicati nella stessa Delibera, che prevede tale possibilità per le sole zone soggette a forti flussi turistici o inserite in piani di valorizzazione di centri commerciali naturali: la nostra città, non rispondendo a queste caratteristiche, non può quindi disporre di questa possibilità. Qualora l’Amministrazione Comunale decidesse di derogare senza un parere positivo dei soggetti coinvolti, si assumerebbe la responsabilità ed i conseguenti rischi di un provvedimento a forte rischio di legittimità.Bene ha fatto, quindi, il Comune ad insistere sull’importanza del confronto tra le parti che, seppure in questa occasione non abbia prodotto un risultato condiviso, è e rimane il metodo che noi intendiamo perseguire per individuare, anche per il futuro, le intese necessarie al governo di questi fenomeni. Non è possibile gestire ogni singola festività con provvedimenti tampone, così com’è avvenuto per il 1°novembre.Occorre invece quindi, e la nostra è una proposta operativa, che da subito il Comune avvii, come da più parti richiesto anche in passato, un tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte per determinare, una volta per tutte, gli opportuni equilibri che possano regolamentare l’insieme del problema in via definitiva.In quella discussione, complessiva e generale, produrremo le nostre proposte, che parleranno delle condizioni per le possibili deroghe ad alcune festività, delle aperture domenicali e dei limiti della zona del comune riconosciuta come Città d’Arte."