L’agricoltura è l’unico settore in controtendenza che fa registrare una crescita percentuale del valore aggiunto nel 2008 a conferma che la campagna può svolgere un ruolo anticiclico a sostegno dell’economia. E’ quanto afferma la Coldiretti, in riferimento ai dati Istat relativi al Pil nel 2008, nel sottolineare che in Italia occorre superare le distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola che colpiscono i redditi delle imprese e dei consumatori.Non è un caso – dichiara Luigi Bisi, presidente di Coldiretti Piacenza – che lo stesso presidente degli Stati Uniti Barack Obama si sia posto l’obiettivo di "incoraggiare i giovani a diventare agricoltori " ma anche di "sostenere l’agricoltura locale", "promuovere le energie rinnovabili" , "assicurare la copertura della banda larga nelle aree rurali", "migliorare le infrastrutture nelle campagne" ed "estendere l’obbligo di indicare l’origine degli alimenti in etichetta per consentire di distinguere il proprio prodotto da quello importato".Per cogliere le opportunità offerte dalle campagne in tempo di crisi è necessario affrontare e risolvere in Italia – continua Bisi – il problema dei rapporti di filiera poiché mentre i prodotti alimentari continuano ad essere acquistati e ben pagati dai cittadini, solo 17 centesimi sui 100 spesi dai consumatori rimangono nelle tasche degli agricoltori che devono anche affrontare crescenti costi di produzione.La debolezza della filiera, ribadisce il presidente di Coldiretti Piacenza, sta nel fatto che gli imprenditori non hanno potere contrattuale. Una volta è la trasformazione, una volta l’intermediazione, una volta (quasi sempre) la GDO: sta di fatto che c’è sempre qualcuno a dettare le regole. La nostra agricoltura – conclude Bisi – produce maggior valore aggiunto per ettaro di quelle di tutti gli altri Paesi e la dimensione ridotta delle nostre imprese, anziché essere un limite per la nostra competitività, costituisce un vantaggio.Coldiretti punta a una filiera che ha le sembianze e ‘la firma’ degli agricoltori e degli allevatori italiani, che possiede una sua ‘massa critica’, spostando l’ombrello di garanzia dal singolo prodotto di ogni parte del mondo alla totalità del cibo dei soli territori Italiani. Una filiera che trasferisca direttamente al consumatore italiano e del mondo, valori di genuinità, sicurezza, territorialità, istintività che sono propri della nostra produzione.