Riguardo alla riqualificazione dell’area dell’ex Consorzio Agrario di Piacenza, la sezione di Piacenza di Italia Nostra ribadisce le numerose criticità di questo intervento. Il tutto però formulando nel contempo una nuova proposta per l’utilizzo dell’area.
Il comunicato di Italia Nostra
Dette criticità richiedono infatti una seria revisione, non limitata a una semplice riduzione delle superfici commerciali o residenziali o a una loro nuova rimodulazione. L’impatto di una nuova struttura commerciale di 14.500 metri quadrati, richiede di essere valutato nell’ambito di una seria programmazione territoriale. Questo pensando agli effetti sulle attività commerciali già esistenti in città (e nei comuni limitrofi) così come sulla residenzialità, entrambi già in sofferenza.
L’amministrazione ha autorizzato nuove aree commerciali di grandi dimensioni in varie zone, da via Emilia Pavese a via Passerini/corso Europa. Sono oggi presenti migliaia di vani sfitti mentre è già autorizzata la costruzione di ulteriori palazzi (per esempio a barriera Genova o nell’ex Manifattura Tabacchi).
Senza contare le espansioni dei Comuni circostanti, che hanno già prodotto un mercato saturo per eccesso di offerta di case. Questo si traduce in abitazioni invendute che devono rimangono vuote per anni e rischiano il degrado. Una situazione che naturalmente incide sulla vivibilità del quartiere e della città.
Le proposte di Italia Nostra
A nostro parere, diversi edifici del Consorzio Agrario potrebbero essere oggetto, anziché di demolizione, di un’accorta riqualificazione. Stesso discorso per l’intera area dell’ex Mercato Ortofrutticolo, interessante esempio di archeologia industriale e di architettura razionalista degli anni Trenta del secolo scorso (già oggetto, infatti, di visite guidate a opera del Fai e del Liceo Colombini). Concludiamo con una proposta per il riutilizzo dell’area dell’ex Consorzio Agrario, che a nostro parere potrebbe essere assai idonea ad una prevalente destinazione universitaria.
La creazione di un campus tra le due attuali sedi universitarie di via Scalabrini e di via Emilia Parmense consentirebbe l’espansione del polo piacentino. Senza contare l’apertura di nuove facoltà e collegi.
Permetterebbe inoltre l’ampliamento di quelle esistenti (con loro eventuale parziale trasferimento), consentendo una rivitalizzazione della zona. Una riqualificazione migliore di quella creata da nuovi negozi e abitazioni.
La potenzialità di Piacenza quale grande sede universitaria padana ci sembra implicita nella sua stessa ubicazione geografico/viabilistica.