Sensori luminosi e dissuasori acustici che allertano la fauna selvativa e mettono in guardia gli automobilisti, per aumentare la sicurezza sulla strada. Sono solo alcuni degli strumenti che la Regione ha testato per valutare l’efficacia nel prevenire gli incidenti stradali causati da cinghiali e da altri animali selvatici che, sempre più frequentemente, raggiungono strade e centri abitati.
Prevista dal nuovo Piano faunistico regionale, il primo in Italia, questa novità è già stata sperimentata in alcune aree ‘pericolose’ individuate in provincia di Modena, Reggio Emilia, Rimini e Piacenza a partire dal 2014. E i risultati sono positivi, come dimostra ad esempio la situazione in due dei tratti maggiormente a rischio. Nel reggiano lungo la Strada provinciale 23 nel tratto tra Roncolo e Monte Cavolo a Quattro Castella dove, dopo l’installazione di dissuasori ottici e acustici, si è passati da una media di quasi 7 incidenti all’anno a uno, mentre a Montecchio nella Strada provinciale 12 da oltre 5 incidenti di media si è passati a due.
Accanto a questi sistemi innovativi il Piano faunistico, che ha tra gli obiettivi primari la salvaguardia dell’agricoltura e la riduzione degli incidenti stradali, prevede un ventaglio di misure e azioni di prevenzione che vanno da quelle più comuni come la recinzione delle aree agricole maggiormente a rischio, a misure di gestione del numero di animali selvatici compatibile con le attività umane, fino allo studio di una applicazione gratuita che servirà a informare i guidatori sui tratti più a rischio e per segnalazioni di emergenza sulla presenza di fauna selvatica.
“Il problema degli incidenti causati da animali selvatici, in prima fila caprioli e cinghiali, e di conseguenza la necessaria tutela della sicurezza delle persone, è cosa molto seria- afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli-. Siamo da sempre sensibili a questa questione è già da diversi anni la Regione ha messo in campo una sperimentazione in alcune tra le zone più a rischio, per cercare soluzioni efficaci e innovative capaci di ridurre gli incidenti stradali causati dall’impatto con animali selvatici. I risultati sono incoraggianti e per questo abbiamo messo in cima agli obiettivi da raggiungere con il Piano faunistico proprio l’aumento della sicurezza sulle strade e la riduzione dei danni all’agricoltura. Il prossimo passo- ha concluso l’assessore- sarà quello di mettere a disposizione di Comuni, Province e Anas i risultati sull’efficacia degli strumenti che abbiamo sperimentato visto che, tra le altre cose, hanno un ottimo rapporto costi benefici. Spetta poi agli Ambiti territoriali di caccia, alle Aziende venatorie, ai Parchi, alle Polizie provinciali dare adeguata attuazione alle azioni gestionali pianificate dalla Regione”.
Sensori, dissuasori, ultrasuoni e cartellonistica: le misure di prevenzione
La sperimentazione che ha previsto l’uso di un mix di apparecchiature piazzate in tratti stradali limitati scelti tra i più pericolosi dal punto di vista della presenza di fauna selvatica, ha messo a confronto l’efficacia di diversi strumenti di prevenzione tra cui sensori elettronici in grado di propagare stimoli acustici all’avvicinarsi di un ungulato selvatico; dissuasori elettronici capaci di emettere stimoli visivi e acustici di disturbo degli animali che si attivano con le luci dei fari; dispositivi ad ultrasuoni che li tiene lontani. Tutte queste apparecchiature sono accompagnate da cartelli verticali informativi che avvisano l’automobilista di passaggio, dell’inizio di un tratto a rischio collisione.
La sperimentazione avviata nel 2014 a Casteldelci, in località Ponte Messa in provincia di Rimini, successivamente è stata estesa a Castell’Arquato e a Castelnuovo Fogliani nel piacentino, nel reggiano tra Montecavolo e Roncolo nel Comune di Quattro Castella, tra Montecchio e S. Ilario nel Comune di Montecchio Emilia e nell’abitato di Gaiato di Pavullo nel modenese.
Dai dati disponibili dopo l’installazione delle diverse apparecchiature in tre dei cinque tratti, precisamente nel piacentino, nel riminese e nel modenese, allestiti con le diverse apparecchiature il numero di collisioni è sceso a zero. Nel reggiano, nel tratto della SP12 si sono verificati incidenti (2 casi) in misura inferiore alla metà della media del periodo antecedente le installazioni (5 casi/anno) e nel tratto della SP23 un solo incidente rispetto ai 7 annui precedenti l’installazione.
Oltre 4.700 incidenti dal 2012 al 2017 sulle strade dell’Emilia-Romagna
Secondo i dati forniti dai Centri di recupero animali Sslvatici convenzionati con la Regione, dal 2012 al 2017 si sono registrati in Emilia-Romagna4745 incidenti stradali con animali di grossa taglia.
L’86,7% degli incidenti vede coinvolti i caprioli con 4114 casi concentrati lungo la Via Emilia, mentre l’8,4% è causato dai cinghiali (400). Infine, daini e cervi contribuiscono complessivamente con 231 incidenti pari al 4,8%.
Il 39,3% degli incidenti (1864) ricade nel territorio provinciale di Reggio Emilia dove è stata realizzata una sostanziosa parte della sperimentazione, segue Bologna con il 18,8% (892 incidenti), Parma con il 11,6% (551), Rimini con l’11,1% (526 incidenti), Modena con il 9,5% (449), Piacenza con il 6,1% (290), Forlì-Cesena con l’2,8% (135) e Ravenna con l’0,5% (22). Il numero più basso (16 incidenti) è naturalmente nella provincia di Ferrara.
Il periodo dell’anno dove si registrano più incidenti è legato ovviamente al comportamento degli animali ed è la primavera. Un secondo picco di incidentalità si registra tra ottobre e fine gennaio, probabilmente correlato con le attività di caccia. Infine, nell’arco delle 24 ore, è di sera, tra le 18 e le 24, che si verificano la maggior parte degli incidenti.
Un unico Piano per tutta la regione a tutela della biodiversità e dell’equilibrio ambientale, per disciplinare la caccia e salvaguardare le attività agricole
Il Piano, varato lo scorso novembre, sostituisce i nove piani faunistici-venatori provinciali ed è valido fino al 2023 su tutto il territorio emiliano-romagnolo.
Approvato anche dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) competente in materia di tutela della fauna selvatica, il piano è il frutto di un’ampia consultazione con tutte le categorie interessate: cacciatori, agricoltori e ambientalisti ed è lo strumento principale dell’ente per una razionale pianificazione e programmazione territoriale di settore.
Obiettivi principali sono la tutela della biodiversità di tutte le specie e dell’equilibrio ambientale, la disciplina dell’attività venatoria, insieme alla salvaguardia delle attività agricole e alla riduzione del rischio sulle strade causato dalla presenza della fauna selvatica.
Il documento presenta inoltre un’analisi dei danni causati dalla fauna selvatica, le misure di prevenzione e di controllo previste per ridurne e contrastarne gli effetti, oltre ad una fotografia della diffusione degli animali sul territorio regionale aggiornata al 2015. Infine, il piano offre un quadro articolato del territorio da più punti di vista – paesaggio, geologia, idrografia, clima, uso del suolo… – e un identikit dei cacciatori in regione dal punto di vista demografico, del tipo di caccia praticata, delle aree geografiche di attività.