Illustrato alla stampa l’intervento di manutenzione dei monumenti equestri ad Alessandro e Ranuccio Farnese, i cavalli del Mochi. Un intervento da 15mila euro finanziato interamente da Confindustria Piacenza ed Upa Federimpresa, sponsor tecnici dell’iniziativa. I lavori sono stati eseguiti dalla ditta bolognese Lorenzo Morigi, sotto la direzione dell’architetto Silvia Giorni.
“Si è trattato di una manutenzione ordinaria – spiega il restauratore Lorenzo Morigi – con particolare attenzione alle superfici in bronzo che avevano bisogno di un rinnovo dei protettivi. Abbiamo rimosso i depositi inquinanti e le polveri che si sono despositati in questi anni attraverso lavaggi, poi sono state riviste tutte le pellicole protettive: gli strati attuali sono stati rimossi e abbiamo applicato nuova cera a protezione delle superfici. Nel corso dell’intervento abbiamo notato che anche la base di marmo necessita una revisione: gli ultimi seri sono stati fatti in sede di restauro mentre mai è stata effettuata una revisione delle stuccature e delle parti ammalorate. Inoltre molte integrazioni in cemento applicate negli anni scorsi non sono per nulla idonee, per questo motivo verranno rimosse e rifatte con metodi meno invasivi e più attuali, inoltre saranno stese pellicole protettive idrorepellenti in grado di evitare infiltrazioni di acqua”.
I RESTAURI APPENA SVOLTI
I recenti restauri hanno permesso di riscontrare il buono stato in cui versano i bronzi, anche se i protettivi stanno esaurendo la loro vita utile. La pulizia e l’osservazione da vicino ha invece reso evidente il fortissimo degrado del materiale lapideo. Il marmo, forse in passato sottoposto a puliture con prodotti inadeguati ed eccessivamente aggressivi ( ma non si hanno testimonianze documentali per gl’interventi sul lapideo avvenuti dal dopo guerra ad oggi) risulta corroso e disgregato in superficie. La superficie marmorea anzichè essere liscia e lucida, invece è porosa ed opaca. In diversi punti sono presenti fessurazioni di varia entità e dimensione. Gli agenti atmosferici aggressivi hanno, poi, amplificato il degrado superficiale, le fenditure e la decoesione del materiale lapideo. In alcune zone dei basamenti compare un’esfoliazione della pietra, anomala per la morfologia del marmo di Carrara, probabilmente dovuta all’applicazione di un protettivo filmogeno che non ha permesso la naturale evaporazione dell’umidità di risalita.
Nel dopoguerra si è intervenuti senz’altro, anche con le stuccature in cemento che appaiono oggi scurissime e del tutto incongrue. Durante i lavori si è provveduto a mimetizzarle e ricoprirle, in attesa di interventi più consistenti, che potranno coincidere con la sostituzione completa dei protettivi dei metalli, in occasione del prossimo restauro periodico da programmare. E’ stata stesa una pastella di calce velata poi a pennello, con nano silice additivata di pigmenti colorati, per avvicinarla al colore del marmo.