Uomini assoldati per aggredire lavoratori in sciopero. E’ quanto denuncia il sindacato USB. Il riferimento è all’arresto di G.A., al vertice di un consorzio di cooperative operanti nella logistica, arrestato per riciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo i militanti del sindacato, dalle intercettazioni della guardia di finanza di Salerno, che ha eseguito l’operazione, emergerebbero telefonate inquietanti inerenti anche la situazione piacentina. “Spedizioni punitive contro i lavoratori in lotta per i propri diritti, tra le quali quella avvenuta a Piacenza il 24 febbraio 2016, con il ferimento di Harbi e il danneggiamento dell’auto di Issi. A. chiedeva alla camorra di fornirgli picchiatori e crumiri contro i facchini di USB in sciopero” spiega Roberto Montanari, dell’Usb di Piacenza.
La nota del sindacato
La sera del 24 febbraio 2016 i lavoratori della GLS in sciopero con l’Unione Sindacale di Base a Montale, furono aggrediti selvaggiamente da un gruppo di picchiatori della camorra. Oggi, 20 dicembre 2018, i lavoratori USB della logistica sono tornati sul posto dell’aggressione rivendicando in una conferenza stampa un deciso cambio di rotta nel settore. A maggior ragione dopo l’arresto a Salerno di un imprenditore, G.A., al vertice di un consorzio di cooperative operanti nella logistica, accusato di riciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa.
Le intercettazioni della Guardia di Finanza hanno permesso di ricostruire il sistema sul quale prosperava A. e con lui le finte cooperative: un sistema fatto di spedizioni punitive contro i lavoratori in lotta per i propri diritti, tra le quali quella avvenuta a Piacenza, con il ferimento di Harbi e il danneggiamento dell’auto di Issi. A. chiedeva alla camorra di fornirgli picchiatori e crumiri contro i facchini di USB in sciopero. I 38 compagni che hanno scioperato contro il pestaggio di tre loro colleghi, il mese scorso hanno ricevuto dalla società del presidente arrestato decine di contestazioni disciplinari e oggi rischiano il posto di lavoro. Stessa sorte per i loro fratelli di TNT in lotta per il reintegro di Saad, licenziato perché iscritto a USB. In questo stesso inferno sono passati i facchini USB di Leroy Merlin e la lista potrebbe continuare. Oggi USB torna a chiedere con ancora più forza la fine del sistema degli appalti e delle finte cooperative, in cui le multinazionali si nascondono dietro uno sporco e illegale gioco di intermediazioni di mano d’opera, con società farlocche e cooperative spurie che nascondono una realtà fatta di precarietà per ricattare e sfruttare allo sfinimento i lavoratori.
La catena degli appalti e dei subappalti è la dorsale lungo la quale si sviluppa lo schiavismo del terzo millennio. Abbiamo chiesto al ministro Di Maio di incontrarci per esporre le idee di USB su come uscire da questo vortice: chiudere il sistema degli appalti e delle finte coop può voler dire meno mafia, meno evasione fiscale e contributiva, più diritti e dignità per i lavoratori, un’Italia più civile.