A palazzo Galli svelati i segreti di un cane speciale, il lupo italiano

C’era anche “Falco”, (con il suo affidatario di Vigolzone), come “animale interessato ai fatti”, all’incontro dedicato alla sua razza, il lupo italiano, che si è tenuto questa sera – venerdì 16 novembre – a Palazzo Galli (Sala Panini). Un magnifico maschio di 3 anni che oggi possiamo ammirare grazie all’infaticabile opera del professor Mario Messi (originario di Bergamo e laureato in filosofia – studiò economia con Luigi Einaudi), che si dedicò, dagli anni ‘60 fino alla sua morte, avvenuta nel 2011, alla creazione di una nuova – e ancora oggi l’ultima – razza canina italiana. Messi fece accoppiare un lupo dell’Alto Lazio (salvato cucciolo due anni prima) con un esemplare di pastore tedesco: nacque Zorro e da lì iniziò la storia del lupo italiano, riconosciuto come razza dal ministero dell’Agricoltura nel 1998, posta sotto il diretto controllo di un ente di tutela, l’ETLI, sciolto il quale le sue funzioni sono state prese in carico dall’AAALI (Associazione degli Affidatari e Allevatori del Lupo Italiano), che ha la sua sede operativa a Piacenza (precisamente a San Nicolò, presso lo studio veterinario del dott. Roberto Barani).

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Un’associazione – nata grazie al paziente lavoro del generale piacentino Giuseppe Farinelli, previsto tra i relatori ma assente per problemi di salute – assolutamente necessaria per salvaguardare la purezza della razza attraverso un Registro anagrafico ufficiale che prevede un attento programma di accoppiamenti (l’AAALI ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Milano per mantenere bassa la consanguineità e la parentela tra lupi) e l’assoluto divieto di commercializzare questi cani, che non possono essere acquistati ma solo dati in affidamento ai soci AAALI che ne fanno richiesta. L’affidatario assume precisi impegni in base a un disciplinare emanato dal ministero delle Politiche agricole. Questo per evitare ciò che temeva Mario Messi, che diceva sempre: “Guai se il lupo italiano fosse allevato e incrociato come si fa con gli altri cani: bisogna seguire le linee genetiche”.

Ma quali sono le principali caratteristiche di questo splendido animale? Gli appartenenti a questa “giovane” razza possiedono tutte le migliori caratteristiche del lupo selvatico (coraggio, robustezza, resistenza alla fatica protratta, acutezza di tutti i sensi, in particolare olfatto e vista), unitamente a tutte le migliori qualità del cane pastore tedesco (docilità, stabilità caratteriale, affidabilità e capacità di apprendimento) addirittura esaltandole.

Aprendo la conferenza, il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani ha detto che «non c’era sede più idonea» per ospitare un incontro di questo tipo «visto che il nostro è l’unico Istituto di credito in Italia che ha studiato un conto corrente per gli amici degli animali. Tanto raro che ne ha parlato persino il Times».

Il presidente AAALI Dario Fiorito di Torino, dove l’associazione ha la sua sede amministrativa, ha sottolineato che «il lupo italiano è una razza nata per l’uomo anche se non sempre l’uomo è per il lupo italiano», utilizzato da Protezione civile, Forestale, Polizia, Carabinieri per interventi di ricerca e salvataggio in occasione di calamità naturali (è molto adatto sulla neve). «L’Emilia Romagna – ha osservato Fiorito – è, dopo il Piemonte, la seconda mamma del lupo italiano e sono tanti i piacentini che ci sono vicino in questa nostra attività di volontariato non facile e che ha bisogno di sostegno (sette sono gli esemplari di lupo italiano che sono stati affidati a piacentini, ndr)».

L’on. Cristiana Muscardini – autrice della pubblicazione “L’ululato della memoria” che ricorda la straordinaria impresa di Mario Messi – ha evidenziato l’importanza, in questa società complessa, di salvaguardare il rapporto umano («un po’ come fa – ha esemplificato – la Banca di Piacenza con i suoi clienti, banca che è da portare ad esempio per come gestisce i risparmi degli italiani»), ma anche quello con i cani. «I lupi italiani – ha spiegato l’on. Muscardini – sono tutti uguali per affidabilità. Non sentirete mai che una persona sia stata morsa da un lupo italiano». E’ quindi stato ricordato come il lupo italiano sia stato mascotte dei Giochi olimpici invernali di Torino e lo sia della Protezione civile. Cristiana Muscardini ha messo in evidenza un problema contro il quale l’AAALI combatte da sempre: l’ostruzionismo di qualcuno che vorrebbe, con il lupo italiano, fare business.

Il dott. Roberto Barani, responsabile dell’Ufficio centrale AAALI (che prende in esame le domande di affido), ha sottolineato «l’importanza della collaborazione con i genetisti dell’Università di Milano, che ci aiutano a tenere basso il grado di consanguineità e di parentela nell’accoppiamento e ad abbassare il rischio di alcune patologie, soprattutto cardiache. Spesso i soggetti idonei sono lontani tra loro e questo rappresenta una difficoltà. L’anno scorso è stato un anno orribile, avendo avuto solo due cuccioli. Quest’anno sta andando meglio: ne sono già nati 4 e abbiamo una femmina gravida con 6-7 cuccioli». Il dott. Barani ha poi ringraziato l’on. Muscardini «che ha finanziato un progetto con una banca del seme che ci ha permesso di congelare quello di alcuni riproduttori avanti con gli anni, non più in grado di effettuare la monta. Un altro sforzo che facciamo per portare avanti questa magnifica razza, conservandola e migliorandola».