I Tesori del Farnese, presentazione il 20 novembre nella prestigiosa Sala VII della Galleria Farnese

Dopo il primo volume “I Tesori del Farnese” presentato alla Cappella ducale di Palazzo Farnese, questo secondo saggio, corredato di circa 400 immagini, conclude l’excursus nella storia e nelle collezioni d’arte dei Farnese da Ranuccio il Vecchio (1390-1450) a Elisabetta Farnese (1692-1766) illustrando i “Tesori” della illustre famiglia: le maioliche, la glittica, la biblioteca, i marmi colorati, il medagliere.

Radio Sound

Il libro sarà presentato nella prestigiosa Sala VII della Galleria Farnese alle ore 17 di martedì 20 novembre.

PREFAZIONE

Con questo secondo tomo si completa, nei tempi programmati, l’analisi delle collezioni farnesiane così come a noi pervenute attraverso trasferimenti o dispersioni di epoca e natura diverse, peraltro in parte ricostruite in questa occasione.

Nel pubblicarlo credo opportuno esporre brevemente i criteri che mi hanno guidato nella sua stesura, rinviando il lettore, per le considerazioni di carattere generale, a quanto scrissi licenziando alle stampe il primo tomo.

 A tal fine è necessario ricordare che quest’opera non vuole ripercorrere la storia delle collezioni artistiche dei Farnese di grande interesse ma già ampiamente trattate, come la pittura, la scultura e l’architettura, ma si vuole occupare di quei tesori che sono stati meno studiati e trattati, di quei tesori erroneamente definiti di arti minori o arti decorative.

Questo secondo tomo è dedicato infatti alle collezioni di maioliche, alla glittica, alle medaglie, ai marmi colorati e anche alla biblioteca; il quadro del collezionismo farnesiano mi sembrava incompleto infatti se non avessi dedicato qualche pagina alla biblioteca dei Farnese, una delle più significative del suo tempo.

Si inserisce dunque questo volume nel più ampio progetto caratterizzato dalla volontà di riunire in un’unica opera di due tomi il patrimonio farnesiano di arti decorative, presente nei principali palazzi dei Farnese  e di diventare strumento di studio e di approfondimento.

Ovviamente non si è in grado di presentare il patrimonio artistico farnesiano nella sua completezza in quanto in quasi tre secoli di storia, dalla estinzione della dinastia Farnese, molte sono state le dispersioni a causa di guerre, trasferimenti, vendite e naturale usura.

Il testo dopo un breve saggio sul collezionismo e mecenatismo del Casato, procede per temi e scandisce la narrazione nelle cinque sezioni già ricordate, che comprendono opere di grandi maestri e opere di artisti minori e qualcuna di eccezionale rarità e bellezza. La didascalia delle opere normalmente è succinta e puntuale, ma dettagliata per quei pezzi in cui l’assoluta unicità o il particolare esito stilistico richiedevano maggiore spazio; inoltre accanto ai dati essenziali delle opere raccolte dai Farnese, si è cercato di dare un’immagine generale del significato e della storia delle straordinarie collezioni, con una particolare attenzione alle vicende legate alla loro formazione.

Data l’ampia documentazione conservata negli archivi soprattutto di Parma e Napoli e la natura di quest’opera, non catalogica ma finalizzata a cogliere il prestigio, la gloria, la cultura, la passione collezionistica dei Farnese, si è operata una raccolta del materiale a cui si è potuto accedere puntando sulla sua emblematicità nel qualificare gli oggetti delle collezioni.

Così accanto ad oggetti e artisti molto noti compaiono anche oggetti solitamente meno citati, ma che nel contesto specifico hanno un peso artistico significativo. Perciò questo volume, per l’idea di cultura che vuole esprimere e per il modo di comunicarla, consente di sondare le fondamenta del patrimonio artistico che arricchiva tutti i palazzi dei Farnese.

Mi auguro che questa mia piacevole fatica per portare a termine quest’opera rappresenti una testimonianza della vitalità collezionistica dei Farnese e riesca a soddisfare sia le esigenze degli “addetti ai lavori” come quelle di un pubblico che desideri conoscere meglio le collezioni farnesiane facendo luce su quel settore meno conosciuto riguardante le arti decorative, che da “minori” sono ormai diventate maggiorenni e degne di stare alla pari con le sorelle maggiori (pittura, scultura, architettura).

Non vi è dubbio comunque che questo nostro studio si vuole inserire nella serie infinita di studi farnesiani, almeno per chiarezza di struttura, profondità d’indagine e completezza di corredo bibliografico, sì da potersi considerare ulteriore e nuovo elemento in quella lenta ma progressiva costruzione che è la storia dei Farnese, in particolare dei “piccoli” tesori farnesiani.