«Prima la persona, poi l’atleta». Una massima che riassume po’ lo spirito con cui Sandro Cuomo allena la nazionale di scherma e la porta da un successo all’altro. Il celebre spadista – vincitore di un bronzo e un oro a squadre in due Olimpiadi, a Los Angeles nell’84 e ad Atlanta nel 1996 – è stato ospite del Pantheon Piacenza Primogenita. Una presenza, come ha ricordato il presidente Luigi Ballani, nel solco di una linea avviata dal sodalizio biancorosso: far conoscere da vicini i commissari tecnici di diversi sport. E così dopo il ciclismo, con Davide Cassani, e il baseball, con Gilberto Gerali, domenica sera 14 ottobre è stata la volta di Cuomo. E per il futuro Ballani sta lavorando su due colpi grossi: i Ct della nazionale di calcio e di rugby.
Cuomo è stato invitato con il figlio Valerio, che sta ricalcando le orme del padre e con un palmares di tutto rispetto: attuale azzurro, ha conquistato un bronzo agli europei Under 17 ed è stato due volte campione del mondo a squadre Under 20, nel 2016 e nel 2017.
Presente alla serata il Circolo Pettorelli, con il presidente Alessandro Bossalini – uno dei tecnici della nazionale – che ha cominciato il percorso azzurro proprio con Cuomo. «Sono felice della sua visita a Piacenza. Quando lo conobbi – ricorda il Boss – lui era per noi atleti quello che Maradona era per il calcio». Ma all’Albergo Roma c’erano anche due persone che Cuomo ha conosciuto molto da vicino: i fratelli Carlo e Milly Polidoro. Con Carlo, attuale maestro al Pettorelli, Cuomo allenò gli azzurri in Coppa del mondo nel 1990 a Lione. «Ci fu subito feeling fra di noi – ha detto Cuomo – perché Carlo, una grande maestro, mi trattò in modo semplice e scoprii che anche lui era molto attento al lato umano degli atleti. Quello fu un mondiale record per i colori azzurri».
«L’idea di queste serate – ha spiegato Ballani – è di far conoscere ai giovani sportivi l’aspetto formativo dello sport, che è passione e sacrificio».
Ricca di aneddoti la serata si è snodata tra i ricordi di Cuomo e l’attualità di questo sport che affascina sempre più giovani. E proprio ai ragazzi – e ai loro genitori – ha rivolto spesso l’attenzione. «La bellezza della scherma – ha sottolineato – è che pur essendo un’arte marziale eliminala forza e il contatto tra gli avversari. I due, in pedana, sono alla pari e vengono esaltate le capacità dell’individuo, che vanno oltre la pura tecnica». I ragazzi si devono allenare con costanza, senza dimenticare di divertirsi, e si devono formare sul piano emotivo, imparando a reagire alle sconfitte: «Le vittorie sono poche, le sconfitte tante. Ai genitori dico di non forzare le scelte, non intervenire, ma seguire i figli e far coltivare loro delle passioni qualunque siano: sportive, culturali, artistiche. Non consentite che sui vostri ragazzi prevalga il mondo virtuale di computer e smartphone. Gli allenatori, poi, devono imparare a gestire l’emotività degli atleti. E questo è un aspetto molto difficile»
La scherma italiana è in buona salute. ha affermato Cuomo e il settore giovanile svetta con 6 medaglie negli ultimi anni. I competitor più agguerriti, nella spada, non sono più solo gli europei (Francia, Estonia, Ucraina) ma si affacciano con forza gli Usa e i Paesi asiatici come Corea del Sud e la Cina (soprattutto nel settore femminile).
La Federazione della scherma conta oggi 22mila iscritti (si pensi che la Francia ne ha dieci volte tanto) e c’è un notevole incremento del settore giovanile (ma anche quello dei master, dove in pedana scendono anche atleti di 70 anni e che contribuiscono in modo importante a diffondere la scherma e i suoi valori).
Infine, il rapporto padre e figlio è stato descritto da Sandro e Valerio. Il papà ha evidenziato come il figlio spesso faccia fatica a distinguere il ruolo di padre e quello di allenatore, mentre il figlio – in modo diretto – ha chiosato che il suo carattere lo porta a «puntare alla vittoria. Ho capito che questo è il mio sport, anche se amo il calcio e gioco appena posso».
Mala domanda più gettonata è stata quella dell’emozione olimpica. Cuomo, però, ha risposto che il suo ricordo più bello «è legato al mondiale Under 20 vinto. E’ quello che conservo con più emozione».