Una vicenda tanto intricata quanto inquietante. I fatti sono accaduti ieri, venerdì 7 settembre. Tre uomini di 57, 43 e 37 anni, provenienti da Napoli, hanno raggiunto Piacenza dove hanno tentato di aprire alcuni conti correnti in varie banche della città. In tutti i casi, però, i responsabili delle filiali hanno respinto la loro richiesta intravedendo qualcosa di sospetto nelle carte d’identità presentate dal gruppo. Addirittura i sospetti hanno spinto due direttori di altrettanti istituti di credito a tenere d’occhio il gruppo anche dopo aver lasciato l’edificio, annotando e segnalando la vettura dei tre alla polizia. Gli agenti della squadra mobile si sono messi sulle tracce dell’auto rintracciandola e fermandola nei pressi di Largo Battisti, in pieno centro. I poliziotti hanno perquisito il mezzo rinvenendo, nascoste nell’abitacolo, sei carte di identità elettroniche false sulle quali campeggiava il nome del Comune di Piacenza. Insieme ai documenti anche alcuni assegni bancari: i nomi dei destinatari erano gli stessi riportati sulle carte di identità. Gli agenti hanno notato che tutti gli assegni presenti nell’auto erano stati inviati da compagnie assicurative, in altre parole si trattava di indennizzi riconosciuti a cittadini residenti nel centro e sud Italia che stavano attendendo gli assegni per posta e che sono risultati ignari della vicenda. Da quanto emerso, la truffa funzionava così: i tre individui riuscivano in qualche modo a entrare in possesso degli assegni inviati dalle assicurazioni, poi fabbricavano carte d’identità false mettendo le proprie fotografie abbinate ai nomi dei destinatari degli assegni. Una volta impugnati i falsi documenti e gli assegni rubati, i malviventi si recavano in banca e cercavano di riscuotere la quota. Se fossero riusciti a incassare tutti gli assegni presenti sull’auto al momento del fermo, i tre avrebbero intascato 25mila euro. Fortunatamente l’attenzione dei due direttori di banca ha evitato il peggio e i tre sono stati arrestati.
Ora gli inquirenti stanno cercando di capire come la banda sia riuscita a entrare in possesso degli assegni. I tre dovranno rispondere delle accuse di possesso di documenti falsi, ricettazione, sostituzione di persone e tentata truffa in concorso.