Nascere con una passione nel cuore: la musica. E in questa passione coltivare una sacra venerazione per uno dei geni musicali più grandi di sempre: Johann Sebastian Bach. E’ il destino scritto nella vita di Ramin Bahrami, pianista iraniano ospite oggi del conservatorio Nicolini di Piacenza. Nato da una famiglia benestante, scappato dalla sua terra a seguito dell’uccisione del padre, vittima del regime degli ayatollah, Bahrami approdò in Italia con una borsa di studio donatagli dall’Italimpianti a seguito dell’intervento dell’ambasciata italiana a Teheran. Qui si diplomò, a Milano, al conservatorio Giuseppe Verdi, perfezionandosi poi con Danilo Lorenzini all’Accademia pianistica "Incontri col maestro" di Imola. Nel cuore sempre lui, Bach, di cui dice: «Assomiglia al mondo che immagino ancora possibile. Magari la sua musica potesse parlare ai politici». Sì, perché c’è chi la musica la suona semplicemente e chi ne fotografa l’espressione, quasi fosse un gesto da catturare, un individuo di cui raccontare il carattere. Bahrami ha trasformato il suo Bach in una palestra di emozioni che entusiasma i critici più severi, pronti a paragonarlo al leggendario Glenn Gould.