Erano oltre duecento le persone che hanno affollato il chiostro del convento dei frati minori di Santa Maria di Campagna per ascoltare il racconto dell’esperienza di un esorcista, padre Contardo Montemaggi, che – come ha spiegato padre Secondo Ballati – «ha scelto come data di questo incontro il giorno del suo compleanno»: il pubblico gli fatto gli auguri con un caloroso e spontaneo applauso. Nato 83 anni fa a Villa Verucchio, 14 chilometri da Rimini («dove c’è uno dei più antichi conventi francescani risalente al 1200, nel quale tutti noi abbiamo fatto il noviziato», ha detto il Superiore del convento presentando il relatore), padre Contardo, al secolo Corrado (quando si sposa la vita religiosa si cambia – com’è noto – nome quale segno che in quel momento si cambia vita) è entrato in seminario a 11 anni, a 18 ha vestito l’abito da frate (tre anni di liceo li ha frequentati a Piacenza) e nel 1961 ha detto la sua prima messa. Ha trascorso 15 anni a Parma, 3 a Faenza, 5 a Modena, 5 a Predappio, 14 a Ravenna. E’ stato cappellano, parroco, Superiore del convento del suo paese natale, ma soprattutto esorcista. Ma perché gli hanno dato un incarico così complicato? Lo ha rivelato lo stesso padre Contardo: «Quando ero a Modena, un giorno dissi al vicario: “Sono convinto che sia più difficile per voi superiori comandare che per noi ubbidire”. “Mi hai fatto venire i brividi, se tutti i preti parlassero così”, replicò. “Perché non conosce i frati”, gli risposi. Quando da Predappio fui trasferito a Ravenna, nel giugno del 2000 quel vicario divenne vescovo proprio di quella città. Mi chiese di fare l’esorcista. Non rifiutai, anche su consiglio di un altro esorcista che mi disse: “Accetta, vedrai l’onnipotenza di Dio”».
Padre Contardo ha quindi raccontato la sua esperienza di incontro col diavolo ma soprattutto di vita, snocciolando pillole di saggezza e di simpatia. Da buon romagnolo, non disdegna mai la battuta e ama molto raccontare barzellette (e qualcuna si è infilata nel discorso, anche per alleggerire un tema, il diavolo, che può sempre far paura). «Quando mi chiedono se sono un esorcista, rispondo che sono il frate indiavolato. Alle persone che si rivolgono a me mi presento facendoli partecipi di alcuni episodi della mia vita. Vita che dà tre doni – corpo, che tocca, lavora, guadagna, risparmia; anima, che sorride; spirito, che prega – e altrettanti problemi: famiglia, società, sentimenti». E’ seguita la narrazione di alcuni incontri con persone problematiche, fra cui un signore sulla cinquantina, che dopo 20 anni si è liberato di un macigno confessando di aver ucciso il padre 80enne.
«Non si deve aver paura di parlare e noi dobbiamo essere disponibili all’ascolto. Non avete idea di quante telefonate io riceva», ha confidato il frate, che ha proseguito il racconto con due casi eclatanti, dove è stato necessario l’esorcismo. «Un genovese venne a Ravenna e chiese il mio aiuto. Pregando e benedicendolo provocai reazioni inequivocabili. Praticai l’esorcismo: urlava talmente che si presentò alla porta la polizia. Un’altra volta una ragazza mi disse “ti distruggo” e poco dopo non si ricordava di aver pronunciato quella frase. Durante il rito mi prese a calci, nonostante fosse trattenuta dai miei assistenti e da alcuni suoi parenti».
Ma come ci si difende dal diavolo? «Pregando – ha spiegato padre Contardo – e dispensando ottimismo, che vuol dire sorridere nella difficoltà. Una delle cose più importanti della chiesa cattolica è la confessione, perché distrugge il male. Non abbiate paura di confessarvi».
«Il diavolo esiste – ha sentenziato padre Montemaggi – e si manifesta con la possessione e la vessazione. Poi ci sono i disturbati dal diavolo, il quale ci tenta approfittando delle nostre difficoltà senza che ce ne rendiamo conto; ma attenzione, perché a volte ci rovina con quello che ci offre».
Padre Secondo Ballati ha in chiusura ricordato l’esorcismo che fu praticato nel 1920 in Santa Maria di Campagna (nella Sala del Duca che ospita attualmente i due quadri del Panini recuperati dall’estero dalla Banca). Un esorcismo – fatto da padre Pierpaolo Veronesi – molto famoso perché fu uno dei pochi documentati grazie alla presenza, nelle 13 sedute che si resero necessarie, di un padre stenografo.
Al termine, applausi a non finire e abbracci vivissimi a padre Contardo che si è poi intrattenuto a lungo, confidenzialmente, con molti dei presenti, che gli si sono avvicinati per ringraziarlo della testimonianza, complimentarsi e, qualcuno, anche per confidarsi.