Libero scambio col Canada, Coldiretti: “Bene la scelta di non ratificare l’accordo”

“La decisione di non ratificare il trattato di libero scambio con il Canada (CETA) è una scelta giusta di fronte ad un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia contro il quale si è sollevata una vera rivolta popolare che ha visto Coldiretti protagonista su tutto il territorio nazionale dove hanno già espresso contrarietà 15 regioni, 18 province, 2500 comuni (di cui la quasi totalità di quelli piacentini) e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine”. Così il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti esprime soddisfazione per le dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio che ha annunciato l’intenzione del Governo di chiedere al Parlamento di non ratificare il trattato CETA e gli altri accordi simili, come del resto previsto nel contratto di governo.

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L’opposizione al CETA – sottolinea Coldiretti Piacenza- è giustificata dal fatto che con il CETA per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali.

Coldiretti è stata protagonista della mobilitazione NO CETA sul territorio nazionale insieme ad una inedita alleanza tra diverse organizzazioni Coldiretti, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch. L’accordo – spiega la Coldiretti – è entrato in vigore in via provvisoria il 21 settembre 2017 in attesa di essere ratificato da tutti i Parlamenti degli Stati membri dell’Ue ma al momento, per le forti opposizioni, si sono espressi solo 11 Paesi su 28 ossia Danimarca, Lettonia, Estonia, Lituania, Malta, Spagna, Portogallo, Croazia, Repubblica Ceca, Austria e Finlandia. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – sottolinea la Coldiretti – si è dimostrata essere soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone al Messico, dall’Australia alla Nuova Zelanda fino ai Paesi del Sudamerica (Mercorsur) che sono stati così autorizzati a chiedere lo stesso tipo di concessioni. Secondo la Coldiretti su un totale di 292 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato. Dei 44 prodotti a denominazione di origine dell’Emilia Romagna, solo 12 vengono riconosciuti dal Ceta, mentre gli altri 32 non avranno nessuna tutela. Tra gli esclusi anche i salumi dop piacentini.

Il Ceta – continua la Coldiretti –prevede l’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada del grano dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia. E pesa anche – conclude la Coldiretti – l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia. “E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale” conclude Crotti.