La Regione accelera sulla procreazione assistita, sei tentativi fino a 46 anni

In Emilia-Romagna la fecondazione assistita nel servizio pubblico sarà possibile fino al compimento dei 46 anni d’età (al posto degli attuali 43) e verranno previsti sei tentativi possibili (anziché tre). Lo ha comunicato l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, che ha presentato oggi in Commissione consiliare un’informativa relativa all’aggiornamento del nomenclatore tariffario delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e delle relative tariffe a carico delle Aziende sanitarieper quanto riguarda la Procreazione medicalmente assistita (Pma). L’Emilia-Romagna si adegua quindi ai parametri previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) del 12 gennaio 2017, che definisce i nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza.

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Oltre all’innalzamento del limite d’età e al raddoppio dei cicli possibili, cambiano anche le modalità di prestazione delle terapie: se finora in Emilia-Romagna (come in altre parti d’Italia) era possibile effettuare la pma di II livello (Fivet, Icsi) solo in regime di ricovero (day hospital), d’ora in poi verrà fatta in regime ambulatoriale. Questo spiega l’inserimento nel nomenclatore della specialistica ambulatoriale di tutte le prestazioni necessarie nelle diverse fasi concernenti la pma, sia omologa che eterologa.

“Consentiremo, dopo l’approvazione del provvedimento in Giunta, ad un numero maggiore di donne la possibilità di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita” ha ricordato Venturi, sottolineando come la delibera individui anche le tariffe per le prestazioni e i relativi ticket.“In attesa che il Governo fissi, con un ulteriore decreto, le tariffe massime relative alle prestazioni ambulatoriali – ha specificato l’assessore-, come Regione abbiamo ritenuto giusto procedere, per non far attendere oltre tante donne, e abbiamo quindi calcolato le tariffe sulla base di nostre valutazioni. Naturalmente- ha sottolineato l’assessore- le adegueremo quando uscirà il decreto”.

L’innalzamento del limite d’età e il maggior numero di cicli entreranno subito in vigore con la pubblicazione della delibera sul Bur, “mentre si passerà al regime ambulatoriale dal primo settembre: dobbiamo dare tempo alle Aziende- ha concluso Venturi- di aggiornare il nomenclatore tariffario”.

Pma e ticket
Il passaggio, sancito dal Dpcm del 2017, della procreazione medicalmente assistita da regime di ricovero ad ambulatoriale è stato stabilito per rispondere con maggiore appropriatezza al tipo di intervento. Il regime ambulatoriale implica l’applicazione del ticket che, in Emilia-Romagna, segue le regole già definite per la specialistica ambulatoriale. È prevista l’esenzione nei casi indicati dalla normativa in vigore; nella delibera la Regione prevede inoltre che i cittadini affetti da patologia tumorale in età fertile, e con prognosi favorevole a lungo termine, che debbano sottoporsi a terapie farmacologiche, radioterapiche o chirurgiche che li pongono a rischio di compromissione della fertilità futura, possano accedere alle tecniche di pma, omologa ed eterologa, con esenzione dalla partecipazione al costo.
Per i cittadini residenti fuori regione, i costi sostenuti per le prestazioni ambulatoriali (al netto dell’eventuale compartecipazione alla spesa) e per l’approvvigionamento dei gameti (in caso di pma eterologa) saranno a carico dell’Azienda Usl di residenza tramite fatturazione diretta. La paziente, prima di recarsi in Emilia-Romagna per sottoporsi alla pma, dovrà chiedere e ottenere l’autorizzazione dell’Azienda Usl di residenza.

Da Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia) arriva la richiesta di sapere “quali siano le necessità di gameti e quali siano i costi di acquisizione”. Costi, però, che “si potranno capire – spiegano dalla giunta – forse a fine anno, in base all’utilizzo effettuato”.