Nel 2016 calano, rispetto al 2015, gli incidenti mortali in Emilia-Romagna (307 contro i 326, -5,8 per cento) ma non si può sorridere: i dati relativi al 2017, ancora non ufficiali e non diffusi, parlando di un inversione di trend con i decessi avvenuti in strada in crescita. A dirlo è stato l’assessore Raffaele Donini durante l’audizione in commissione Ambiente, presieduta da Manuela Rontini, del presidente dell’Osservatorio regionale per l’educazione alla sicurezza stradale Mauro Sorbi. Un incontro servito per illustrare le attività che l’osservatorio porta avanti per aumentare continuamente la diffusione della cultura della sicurezza stradale. I numeri. Nel 2016 sono stati 17.406 gli incidenti stradali in Emilia-Romagna.
Maglia nera alla provincia di Bologna (3.898 incidenti, 66 morti) seguita da quelle di Modena (2.818, 37 morti), Reggio Emilia (1.815, 34 morti), Rimini (1.755, 19 morti), Forlì-Cesena (1.681, 34 morti), Ravenna (1.654, 35 morti), Parma (1.559, 22 morti), Ferrara (1.238, 39 morti) e Piacenza (988, 21 morti). A farne le spese sono per la maggior parte persone dai 65 anni in su (36,8 per cento). Mentre molto inferiori sono i numeri riguardanti i bambini fino ai 14 anni (1,6 per cento) e i giovani tra i 15 e i 24 (11,4 per cento).
Gli altri decessi riguardano le altre fasce d’età che compongono assieme il 50,2 per cento delle morti su strada della Regione. In base ai dati Istat (quelli però relativi al 2015) il numero di incidenti sicuramente imputabili alla guida distratta è stata pari al 20 per cento del totale degli scontri. I costi sociali relativi agli incidenti stradali nel 2016 sono diminuiti del 10 per cento, passando dai 381 milioni del 2015 ai 379 milioni del 2016. Nonostante questo, il dato emiliano-romagnolo rimane sopra la media italiana anche se non è più quello maggiore della nazione. I progetti. Campagne scolastiche di sensibilizzazione alla sicurezza, crash test simulati, campagne di comunicazioni sociali rivolte ai motociclisti, al fair play tra gli utenti stradali, ai guidatori over 65, ai ciclisti. Questi sono solo alcuni dei progetti che l’Osservatorio regionale ogni anno organizza. Per il 2018 i fondi a disposizione saranno 320mila euro: 108mila per progetti nelle scuole, 100mila per la campagna “Guida e basta” contro le distrazioni in auto, 80mila dedicati agli utenti deboli, 20mila per la campagna “Chi guida non beve” e 12mila per le statistiche regionali.
“Sono oltre 100mila- ha spiegato il presidente dell’Osservatorio, Mauro Sorbi- gli studenti che partecipano alle nostre campagne. Ed è importante che la cultura della sicurezza stradale si diffonda partendo dai più giovani, che a volte possono anche correggere i comportamenti di chi è più grande”. Poi sull’incidenza del fattore ‘distrazione’ negli incidenti ha aggiunto: “Oggi non è più solo il cellulare a distrarre, ma anche la strumentazione digitale inserita nelle auto”. E sulle campagne dedicate agli utenti più anziani spiega: “Siamo la regione con più patenti over 65 – sono 700mila solo quelle di persone da 75 anni in su. È importante quindi mettere in campo azioni dedicate a questa tipologia di utenti”. I commenti. “Sono iniziative lodevolissime e di grande rilievo- ha sottolineato Michele Facci, neo consigliere regionale entrato nel gruppo Misto-Movimento nazionale per la sovranità (Mns)- ma 320mila euro mi sembrano una cifra esigua. Gli enti locali potrebbero destinare parte delle risorse derivanti da sanzioni amministrative, che per il Comune di Bologna sono oltre i 40 milioni di euro, alle attività dell’Osservatorio”.
Sempre dall’opposizione è invece Giulia Gibertoni del Movimento 5 stelle a sottolineare la “poca diffusione della cultura del rispetto delle regole stradali in confronto ai Paesi nordici. A mio modo di vedere- spiega- la tecnologia sarà più veloce della diffusione di questa cultura alle nostre latitudini”. Dai banchi della maggioranza è stata invece Nadia Rossi del Partito democratico a ribadire “l’importanza dell’Osservatorio e delle sue campagne di sensibilizzazione. Importantissime sono le azioni pensate per gli anziani che dovrebbero però essere portate avanti assieme ai Comuni”.