Oncologia piacentina, un modello regionale: in un anno 285 pazienti curati tra le mura domestiche – AUDIO

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Il Dipartimento di oncologia-ematologia dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza e l’Azienda USL Modena, sono tra le realtà premiate per la XIII edizione del Premio Andrea Alesini, promosso da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato e consegnato oggi a Roma, sui temi della umanizzazione delle cure, della lotta al fumo di tabacco e per la promozione di stili di vita salutari. Il Premio, realizzato con il contributo non condizionato di Daiichi–Sankyo e di Pfizer, è dedicato alla memoria di Andrea Alesini, medico e dirigente della sanità scomparso prematuramente e che ha rappresentato una gestione della sanità “dalla parte dei cittadini”, attenta al dialogo e al rispetto dei diritti, nonché orientata a trasformare sempre le legittime aspettative in concrete azioni di governo. Erano 257 i progetti pervenuti per l’edizione di quest’anno. Hanno partecipato 19 Regioni, con progetti realizzati in prevalenza (43,2%) da strutture del territorio come distretti, dipartimenti prevenzione, strutture residenziali e semi-residenziali, e destinati a persone in situazione di fragilità: persone con patologie croniche o rare (24%), anziani (20%), persone con disabilità (13%), adolescenti (11%), donne (10%), persone con problemi di dipendenza (9%), bambini (8%), migranti (5%). Tutti i progetti sono visionabili sul sito www.cittadinanzattiva.it. Sei i vincitori e quindici i menzionati nelle due aree tematiche segnalate dal bando: “umanizzazione delle cure” e “lotta al fumo di “tabacco e promozione di stili di vita salutari”.

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La provincia di Piacenza presenta numerose valli, aree sub-urbane, rurali e montane distanti anche oltre 100 Km dal capoluogo di provincia. Questa conformazione orografica costringeva le persone affette da malattie onco-ematologiche a percorrenze lunghe per raggiungere il luogo di cura, alla perdita di giorni lavorativi, ad un impatto negativo sulla qualità di vita, inducendo la persona a scegliere di curarsi fuori dal territorio di competenza. Per far fronte a ciò, si è attivata una rete territoriale che porta le cure onco-ematologiche (dalle prime visite al follow-up) vicino al domicilio del malato sfruttando l’esistenza di presidi ospedalieri periferici e coinvolgendo tutti i professionisti, dai medici di famiglia agli infermieri e ai farmacisti. Inoltre, sono a disposizione medici oncologici ed ematologi itineranti che raggiungono direttamente i luoghi di cura ed assistenza ai pazienti, evitando a questi ultimi di doversi spostare.

“Il malato oncologico – spiega il dottor Luigi Cavanna, direttore dipartimento Oncoematologia Ausl Piacenza – si trova a dover affrontare diverse difficoltà di ordine psicologico, sociale, economico e familiare. La distanza della sede di cura, il tempo impiegato e la spesa per il viaggio sono elementi spesso poco considerati, ma come evidenziato da una recente ricerca eseguita dal nostro gruppo e pubblicata sulla rivista statunitense “The Oncologist”, possono rappresentare una barriera nei confronti della diagnosi e del trattamento e compromettere in tal modo non solo l’equità di accesso alla cura, ma anche determinare ritardo diagnostico ed erogazione di trattamenti non appropriati con peggioramento degli esiti e della qualità della vita. Nella realtà sanitaria di Piacenza, da oltre 15 anni il reparto di oncologia ha cercato di rispondere alle esigenze dei malati oncologici e del loro parenti, affrontando la problematica dei bisogni considerando la geografia della provincia e la distribuzione della popolazione complessiva anche in aree sub-urbane, rurali e montane. Si è così concretizzata una vera e propria rete territoriale che porta l’oncologo  e le cure oncologiche vicina la domicilio del paziente sfruttando l’esistenza di presidi ospedalieri periferici. Un servizio periferico integrato tra l’unità operativa di Oncologia e le unità operative di Medicina Interna dei tre nostri presidi ospedalieri per consentire ai residenti in zone remote della provincia, di vedere garantite le stesse opportunità di cura di chi vive in città. Questo si è tradotto oltre che in equità di accesso alle cure oncologiche anche in un miglioramento della qualità della vita, risparmio di tempo, fatica e denaro nel raggiungere la sede di terapia, minor impato sulla dipendenza da altre persone per essere accompagnati nei luoghi di cura. In definitiva uno standard di vita più alto e vicino alla normalità”.

“Negli ultimi anni, analizzando i bisogni del malato e perseguendo l’obiettivo dell’equità delle cure, il servizio offerto si è ulteriormente potenziato aprendo la possibilità delle cure anche in una casa della salute posizionata in un’area privata in val Nure, nei pressi di Bettola. Il progetto premiato è stato presentato dalla dottoressa Patrizia Mordenti, responsabile della rete oncologica dell’Ausl di Piacenza: “Ho deciso di presentare la candidatura perché speravo, in questo modo, di far conoscere questo progetto anche ad altre realtà e diffonderlo in altre parti d’Italia”.

Nel 2016 sono stati curati nella rete territoriale ben 262 pazienti, per un totale di 1989 accessi e hanno ricevuto 3105 infusioni di farmaci. Nel 2017 i pazienti curati sono stati 285 (+9%) con 2232 accessi (+12%) e 3455 infusioni di farmaci (+11%), tutti preparati presso l’Unità Farmaci Antiblastici di Piacenza.