Bitumificio a Gossolengo, il comitato non si arrende: “Appello al consiglio di Stato” – AUDIO

A distanza di tre anni dall’autorizzazione concessa all’installazione di un mega impianto di produzione di conglomerati bituminosi in pieno Parco del Trebbia, nonostante una sentenza di primo grado avversa al proprio ricorso pronunciata dal Tribunale Amministrativo Regionale per l’Emilia Romagna – Parma, Sez. 1 lo scorso 11 gennaio, il Comitato spontaneo di cittadini di Gossolengo “No al Bitume – Si al Parco del Trebbia” ha deciso di continuare nella propria azione di lotta a difesa del Parco del Trebbia. “La presentazione del RICORSO IN APPELLO AL CONSIGLIO DI STATO per l’annullamento e/o la riforma della sentenza emessa dal T.A.R. rappresenta l’ennesimo tassello di questa spontanea e civile iniziativa di semplici cittadini nel tentativo di rivendicare per il Parco del Trebbia e il suo delicato ecosistema un futuro sostenibile, oltre a salvaguardare il diritto delle persone di vivere in un ambiente sano e finalmente restituito alla natura dopo decenni di sfruttamento e sviluppo di tipo industriale” spiegano i membri del comitato.

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“Un passo sicuramente importante e meditato che testimonia ancora una volta, se mai fosse ancora necessario, la determinazione dei cittadini di far valere i propri diritti. Un attenzione verso il territorio e una spinta che dal basso cerca di stimolare e portare all’attenzione della opinione pubblica l’interesse verso un bene pubblico patrimonio della collettività, un ambiente delicato da preservare dall’azione di chi, invece, ne intravede solo aspetti di interesse economico privato seppur legittimi. Uno sviluppo che immaginiamo debba essere improntato a favorire il turismo e la fruizione delle famiglie che se gestito e opportunamente organizzato può portare anche opportunità di lavoro e relativo indotto economico per l’intera provincia”.

“Il Ricorso al Consiglio di Stato rappresenta, ovviamente, una decisione molto sofferta sia per l’impegno personale richiesto che per quello economico che questa scelta fa ricadere in primis sulle spalle di chi ha messo non solo la faccia ma soprattutto la propria firma sul ricorso. Non possiamo nascondere che oltre alla determinazione e convincimento personale dei componenti il Comitato, la decisione di ricorrere al Consiglio di Stato è il risultato di una grande manifestazione di sostegno, anche economico, che la cittadinanza di Gossolengo e non solo continua ad offrire a questa lotta. Sostegno che se vogliamo si è andato ulteriormente a rafforzare all’indomani della sentenza del T.A.R. di gennaio e che ha portato ulteriori cittadini ad offrire il proprio tempo e le proprie idee per sostenere anche operativamente le presenti e future iniziative del Comitato. Un sostegno che non ci ha sorpreso ma che ci ha dato e continuerà a dare motivi di incoraggiamento nel proseguo della lotta. Lotta che, è importante sottolineare, ha già prodotto enormi risultati e raggiunto obiettivi inimmaginabili tre anni fa. Una presa di coscienza collettiva che nessuna sentenza amministrativa potrà ormai cancellare”.

“Si è infatti rotto irreparabilmente quel meccanismo per il quale si pensa che chi amministra possa farlo nell’assoluta indipendenza senza doverne rispondere puntualmente alla cittadinanza, così come ha reso palese alle ditte operanti nel territorio che il tempo delle regole di governo dello stesso definite e decise nell’ambito ristretto della interlocuzione con i rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni è finito. Non ci si potrà più adagiare nella convinzione di controlli sempre meno efficienti, frequenti e tempestivi e questo obbligherà le ditte e tutti gli operatori del settore ad intraprendere, di necessità, indipendentemente dall’esito di questo ed altri ricorsi, percorsi maggiormente virtuosi sotto la spinta di questo cambio culturale in atto dal basso. Nulla sarà più come prima. Ovviamente il ricorso al Consiglio di Stato non si basa solo su questioni di principio ma riteniamo sussistano forti motivazioni tecnico-legali che possano portare all’annullamento o quantomeno alla revisione della sentenza di primo grado”.

L’attenta e scrupolosa analisi del dispositivo della sentenza emessa a gennaio 2018 ha consentito, secondo il comitato, di individuare specifici motivi di ricorso tra i quali ricordiamo:

– un’erronea valutazione espressa dal Consiglio Giudicante circa il combinato disposto degli Articoli 55 e 56 delle NTA del PIAE 2011 con particolare riferimento alla compatibilità delle zone per Impianti Fissi di lavorazione inerti;

– una contestabile determinazione del Consiglio Giudicante laddove esplicita che anche l’eventuale mancata attuazione del PSQA … non potrebbe determinare l’annullamento dei provvedimenti autorizzativi;

– un’erronea valutazione circa l’impatto acustico generato dalla nuova installazione e i relativi rilevamenti effettuati;

– la mancata rappresentatività dei dati utilizzati nello studio sulla ricaduta degli inquinanti;

– l’erronea valutazione circa l’evidente unicità e inscindibilità del Progetto di sviluppo industriale dell’area nelle sue varie componenti (Area Deposito Rifiuti, Impianto Conglomerati Bituminosi, Ampliamento aree di Cava) e necessità della Valutazione di Impatto Ambientale Cumulativa;

– mancata valutazione di un motivo di ricorso presentato;

– errata valutazione circa il motivo di ricorso riguardante l’Interferenza con Falda e rischi idrogeologici associati all’area di cava;

“Per ultimo, come Comitato, cogliamo l’occasione per associarsi a legambiente e alle altre associazioni ambientaliste presenti nel Piacentino nella richiesta di un Piano Territoriale del Trebbia che possa finalmente, in ottemperanza alle prescrizioni di legge contenute nella Legge Regionale istitutiva del Parco Fluviale del Trebbia, definire le strategie e gli indirizzi di sviluppo dell’area in senso di sua salvaguardia e riqualificazione ambientale. Piano Territoriale che ricordiamo promesso da anni e tuttora giacente nella indifferenza dell’Ente Parco e delle Amministrazioni Comunali che su quell’area insistono.
Al netto del sopraddetto ricorso il Comitato rimane comunque impegnato nelle attività di vigilanza periodica del territorio che negli ultimi tre anni, ricordiamo, ha consentito di identificare e denunciare varie non conformità alle prescrizioni incluse nelle autorizzazioni rilasciate alle attività di deposito rifiuti non pericolosi nell’area del Parco”.

“A breve inoltre verrà reso pubblico un programma di iniziative, in collaborazione anche con associazioni ambientaliste e non, volte a informare la cittadinanza di ciò che sta avvenendo nel Parco del Trebbia e a ridosso dello stesso, coinvolgere la cittadinanza in attività di conoscenza e promozione del Parco del Trebbia e delle sue bellezze naturali (es. visite guidate, workshop tematici, lezioni di educazione ambientale anche per bambini), raccogliere fondi necessari al proseguo della lotta (es. banchetti, cene, serate danzanti ecc.)”.

“Per quanto riguarda la raccolta fondi, che prosegue, a copertura delle spese legali ricordiamo che chi volesse sostenere questa lotta,
può farlo versando il proprio contributo sul C/C 302847/06 c/o CARIPARMA A GOSSOLENGO INTESTATO A «COMITATO NO AL BITUME SI AL PARCO DEL TREBBIA» – Codice IBAN IT25K0623065320000030284706 e/o partecipando agli eventi di raccolta fondi che verranno organizzati e che in passato (cena e pizzata) hanno raccolto grande entusiasmo e partecipazione. La lotta prosegue nella certezza che il nostro territorio e il Parco del Trebbia meritino ben altro futuro rispetto a quello che oggi gli si vuole riservare con scelte antistoriche e per niente rispettose del monito e auspicio che anche Papa Francesco ha più volte lanciato a difesa del Creato e a salvaguardia dell’ambiente. Sarebbe bello e opportuno iniziare da casa nostra, da ciò che a noi è vicino e questo come Comitato ci stiamo impegnando a fare”.