Costringevano gli autotrasportatori impiegati nelle loro ditte a guidare per ore, ben oltre i limiti imposti dalla legge. E per mascherare gli sforamenti convincevano i conducenti ad alterare con calamite i cronotachigrafi. Tre denunce. Tutto è partito dalla denuncia di un autista che si è rivolto alla polizia stradale segnalando numerose violazioni alla normativa che regolamenta l’attività di guida dei conducenti di veicoli pesanti. Nei guai sono finiti tre imprenditori piacentini di 71, 69 e 50 anni, imparentati tra loro e titolari di quattro aziende con sede in provincia, indagati con le accuse di estorsione e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Prima di proseguire con il racconto ricordiamo cosa dice la legge: il periodo di guida giornaliero non deve superare le 9 ore, con 45 minuti di riposo ogni 4 o 5 ore, e può essere esteso fino a 10 ore per non più di due volte nell’arco della settimana. E’ consentito, inoltre, un periodo massimo di guida settimanale di non più di 56 ore ed un massimo di 90 ore di guida in due settimane consecutive.
Minacciando licenziamenti o decurtazioni dallo stipendio, i datori di lavoro invitavano i dipendenti ad utilizzare una calamita di elevata potenza al fine di alterare il corretto funzionamento del cronotachigrafo installato sul mezzo, strumento che registra i tempi di guida e pausa degli autisti. L’utilizzo di tale espediente, oltre a interrompere il funzionamento del suddetto apparato, provoca il mancato funzionamento dell’apparato frenante ABS e EBS, il dispositivo Retarder (freno motore) , nonchè del limitatore di velocità. Il vantaggio economico per il datore di lavoro è che in tal modo riesce ad effettuare un numero maggiore di trasporti senza che tale attività di guida venga registrata dal cronotachigrafo, vanificando quindi gli eventuali controlli da parte delle Forze di Polizia addetti ai controlli di Polizia Stradale. Non registrando l’attività di guida inoltre risulta impossibile da parte del dipendente rivendicare legittimamente le ore di straordinario oltre il normale orario di impiego giornaliero.
Durante le indagini ha sporto denuncia un altro dipendente, raccontando di essere stato impegnato alla guida di mezzi delle quattro ditte per oltre 15 ore.
Dopo una prima segnalazione alla Procura della Repubblica, il fascicolo è stato assegnato al sostituto procuratore Roberto Fontana, il quale ha subito disposto accertamenti tecnici al fine di appurare la veridicità di quanto denunciato dai due autisti. L’indagine ha permesso modo di appurare che effettivamente i dati registrati dalla memoria di massa dei cronotachigrafi di alcuni dipendenti non risultava corrispondere con l’attività di guida registrata da dispositivi GPS.
Dalla lettura delle relazioni tecniche redatte emergeva il sistematico superamento delle ore di guida giornaliere consentite, con punte anche di 17 ore di guida. Inoltre veniva confermato il mantenimento di velocità di marcia considerevolmente superiori a quello consentito (80 km/h), con valori di 90/110 km/h e, in alcuni casi, con picchi di anche superiori.
Il clima di intimidazione instaurato dai titolari a danno degli autisti è stato poi confermato da un terzo dipendente di origini nordafricane che ha raccontato l’ennesimo episodio sospetto alle forze dell’ordine: avendo quasi raggiunto il limite massimo di guida giornaliera di nove ore, si apprestava a fare ritorno presso la sua residenza. In tale occasione il titolare di una delle società interessate, dalla quale dipendeva, lo avrebbe obbligato a compiere un’ulteriore viaggio da Piacenza a Genova e ritorno, con un impegno di guida di circa 2 ore e mezzo, con superamento del limite giornaliero, imponendogli di posizionare come negli altri casi un magnete in prossimità del sensore del cambio denominato KITAS, al fine di impedire le registrazioni del cronotachigrafo.