Salita al Pordenone, l’esperta Caterina Furlan: “Una grande emozione rivedere questi affreschi”

“Una bella rimpatriata, una grande emozione quasi come la prima volta, negli anni Ottanta, quando c’erano le impalcature e venni a vedere i restauri in corso. Dove c’è Pordenone c’è sempre casa”. La professoressa Caterina Furlan, massima esperta italiana del Pordenone, ha appena concluso la Salita alla cupola di Santa Maria di Campagna accompagnata dal presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani e dal padre guardiano Secondo Ballati ed è riuscita ancora ad emozionarsi nonostante conosca benissimo gli affreschi del suo conterraneo. Friulana residente a Padova dai tempi degli studi universitari e già docente ordinario del dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’Università di Udine, Caterina Furlan ha avuto parole di elogio per l’iniziativa e ha fatto i complimenti alla Banca di Piacenza.

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Prima di affrontare il camminamento, Caterina Furlan si è soffermata nella sala multimediale dove ha preso visione del filmato dedicato al Pordenone. Lungo il percorso, altra sosta nel punto dove vengono proiettate le immagini relative alla struttura architettonica della basilica progettata da Alessio Tramello. Raggiunta la galleria circolare, la professoressa Furlan osservando gli affreschi ha fatto qualche osservazione ad alta voce, che abbiamo cercato di carpire. “L’artista ha alternato vele con tre profeti e una sibilla a vele con due profeti e due sibille. Alla fine le sibille risultano essere 12, che è il numero canonico che viene considerato; le figure maschili sono invece 20, quando i profeti veri e propri sono solitamente 17. Ne ‘avanzano’ dunque tre: uno è senz’altro il Re Davide, che è profeta per modo di dire, qualcuno dice che gli altri due potrebbero essere Mosè e Salomone”.

La Furlan ha fatto notare come il Pordenone avesse capito perfettamente come trattare le figure con la giusta proporzione per essere visionate dal basso. “La prospettiva – ha osservato la storica dell’arte – il de’ Sacchis non aveva bisogno di studiarla sui libri, l’aveva negli occhi”. Dopo aver espresso rammarico per il fatto che il Pordenone non completò l’affrescatura della cupola, Caterina Furlan ha confermato che “il Pordenone agli occhi dei suoi contemporanei era percepito come il Michelangelo del Nord e in effetti nella sua opera del michelangiolismo c’è”. Non ci sono prove certe di un suo viaggio a Roma “ma sicuramente fino ad Aviano il Pordenone arrivò, lasciando un affresco importante nella chiesa e tre fregi nel castello; ed Aviano da Roma dista solo una quarantina di chilometri”.

La professoressa Furlan ha definito “davvero notevoli” i medaglioni su sfondo dorato con raffigurati exempla. “Non è stato utilizzato colore, ma foglie d’oro applicate. Anche Michelangelo nella volta della Sistina ha parti con medaglioni dorati. Si volevano simulare rilievi bronzei”.

L’esperta dell’artista friulano ha completato la visita della basilica soffermandosi davanti alla cappella di Santa Caterina (“la pala dello Sposalizio mistico è qualcosa di geniale”), a quella della Natività e all’affresco di Sant’Agostino. “Se le opere di Cremona rappresentano la prima maturità raggiunta dal pittore, a Piacenza Pordenone arriva nella maturità piena, dando il meglio di sé”.

In ricordo della visita alla Salita, la Banca di Piacenza ha fatto dono a Caterina Furlan dei cataloghi relativi al Pordenone e alle mostre sul Genovesino e su Francesco Ghittoni in corso a Palazzo Galli; la professoressa, a sua volta, ha consegnato al presidente Sforza Fogliani una pubblicazione edita a Pordenone in occasione di una mostra per il Giubileo.