“Mantenere la lapide di piazzale Velleia, che ricorda il sacrificio dei giovani partigiani Renato Gatti e Carlo Alberici, ritengo sia un preciso dovere della comunità piacentina. Non ero al corrente della cosa e ringrazio davvero il professor Claudio Arzani per averla resa nota sul quotidiano locale in questi giorni.
A quei ragazzi ed ai tanti che come loro, decisero a prezzo di sacrifici e rischi inenarrabili di andare a combattere, unendosi alla lotta di liberazione, noi dobbiamo tutto; tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che siamo”. Così Marco Bergonzi del Pd.
“Alle loro vite non vissute, a quelle di chi non c’è più ed a quelle degli oramai pochissimi partigiani tutt’ora viventi, dobbiamo totale rispetto e gratitudine assoluta. Su ogni cippo e su ogni lapide compaiono nomi, nomi che sono stati persone che si sono sacrificate per farci vivere in un Paese libero, per consentirci di vivere vite diverse da quelle cui furono costretti loro. Come ebbe a dire Calamandrei in un discorso ai giovani, straordinario per intensità e tensione morale: ‘Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione’. Pertanto anche a Piazzale Velleia è nata la nostra Costituzione e lì dobbiamo ricordare per sempre quei due ragazzi, fucilati due soli giorni prima della liberazione, dagli infami tedeschi in fuga. Se il muro va abbattuto, costruiamo una stele che supporti la lapide o qualsiasi altro manufatto che ne mantenga il ricordo”.
“E cogliamo l’occasione, portiamoci gli studenti, portiamo i ragazzi delle nostre scuole, raccontiamogli cosa accadde, cerchiamo di trasmettere loro almeno un po’ degli straordinari valori che trasudano da ogni cippo cui distrattamente passiamo davanti quotidianamente, quasi senza accorgercene. Guai se non si trovassero le poche risorse occorrenti, ma anche qualora ciò dovesse accadere, lanciamo pubblicamente una raccolta fondi, sono certo che i piacentini risponderebbero generosamente (naturalmente sarei con piacere in prima fila a farlo). Non sarebbe mai accettabile che, mentre a Cassino c’è chi vuol inaugurare una stele in ricordo dei parà nazisti, a Piacenza scomparisse una lapide posta a ricordo di chi li combattè a prezzo della propria vita.
La memoria è certamente un valore, ma è anche, anzitutto un dovere”.