Ancora in calo le imprese giovanili in Emilia Romagna, -4,8% in un anno

L’andamento della base imprenditoriale regionale giovanile continua ad essere negativo e peggiore di quello riferito a livello nazionale. E’ quanto emerge dai dati dal Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborato da Unioncamere Emilia-Romagna. A fine anno 2017, le imprese attive giovanili risultano essere 31.135, pari a solo il 7,7 per cento delle imprese regionali, la quota più bassa tra le regioni italiane. In un anno sono 1.559 in meno (-4,8 per cento), mentre le altre imprese sono diminuite solo dello 0,3 per cento.

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La tendenza regionale risulta più pesante di quella nazionale, che ha visto le imprese giovanili (518.736, pari al 10,1 per cento del totale) diminuire del 2,9 per cento e le altre imprese segnare un nuovo lieve aumento (+0,4 per cento). Le imprese giovanili aumentano solo in Basilicata. Le riduzioni più rilevanti si registrano in Toscana (-5,4 per cento) e in Emilia-Romagna. La tendenza è meno pesante in Lombardia (-3,0 per cento) e Piemonte (-3,1 per cento), ma non molto diversa in Veneto (-4,1 per cento).

I settori di attività economica. La crisi dei comparti produttivi tradizionali ha colpito particolarmente le imprese giovanili. La loro riduzione è determinata soprattutto dal pesante crollo delle imprese delle costruzioni (-904 unità, -12,4 per cento), un settore che continua a scontare gravi difficoltà, al quale si aggiungono la rapida caduta delle imprese dell’industria (-171 unità, -7,0 per cento) e l’ampia flessione nell’insieme del settore dei servizi (-547 imprese, -2,7 per cento), derivante dalla più marcata riduzione nel settore del commercio (-397 imprese, -4,7 per cento) e dalla più lieve flessione nell’aggregato degli altri servizi (-150 imprese, -1,2 per cento).

Contrariamente alla tendenza prevalente tra le altre imprese, risultano in crescita solo le imprese giovanili attive nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+63 imprese, +2,8 per cento), grazie allo sviluppo della pesca e acquacoltura.

Negli ultimi cinque anni, il ruolo dominante dei servizi si è consolidato ulteriormente e la quota delle imprese attive nel settore è lievitata di ben 8,7 punti percentuali, trainata dalla crescita dei servizi non del commercio (+6,8 punti). Al contrario il rilievo delle imprese delle costruzioni si è assottigliato di quasi un terzo (-9,2 punti percentuali).

La forma giuridica. La riduzione è principalmente da attribuire alla flessione molto ampia delle ditte individuali (-1.357 unità, -5,4 per cento), anche se la contrazione è stata notevolmente più rapida per le società di persone (-10,6 per cento, pari a 265 unità), attribuibile all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata, che sostiene la crescita nel tempo più contenuta delle società di capitale (+99 unità, +2,2 per cento).

Negli ultimi cinque anni, il rilievo delle società di capitale è aumentato di 5,3 punti percentuali, quello delle cooperative e consorzi è rimasto sostanzialmente invariato, mentre il peso delle ditte individuali si è ridotto di 2,4 punti percentuali e quello delle società di persone di ben 2,8 punti percentuali.