Era il 2 novembre 2015 quando Fausto Bergamaschi, titolare della ditta Ceava di Castel San Giovanni, si recò al lavoro scoprendo di essere stato derubato. Nella notte i ladri avevano portato via un mezzo pesante carico di 1200 pezzi di legno pregiatissimo, che la ditta importava per poi lavorare. Un colpo da oltre 1 milione di euro che fece vacillare l’attività di Bergamaschi: “Dopo un danno del genere pensai di chiudere” conferma. I carabinieri si misero subito al lavoro, il Nucleo Investigativo guidato dal maggiore Massimo Barbaglia avviò serrate indagini coordinate dal sostituto procuratore Emilio Pisante.
Dopo minuziose ricerche, gli investigatori riuscirono a rintracciare un artigiano attivo in Val Trompia, il quale, in quel periodo, risultava tra i pochi a vendere quel particolare e raro tipo di legname. In effetti, sottoposto a un controllo, l’uomo venne trovato in possesso di 339 pezzi di legno provenienti proprio dalla ditta di Bergamaschi. L’uomo venne denunciato per ricettazione e raccontò di aver acquistato il materiale da due albanesi di 33 e 42 anni.
Pochi mesi fa, i militari sono riusciti a risalire all’identità della coppia, sospettata di aver eseguito materialmente il furto e di aver venduto il legname in un secondo tempo. Dalle indagini è poi spuntato un terzo complice, un italiano di 43 anni che, secondo i carabinieri, avrebbe preso parte al saccheggio. I tre sono stati così denunciati per furto aggravato. Non solo, nel corso delle indagini e delle perquisizioni domiciliari, i militari hanno rinvenuto anche armi da fuoco detenute abusivamente e due zanne di elefante illegali, motivo per cui per il gruppo è scattata un’altra serie di denunce.
Ma non è finita qui. Il legname, infatti, non era stato venduto in toto all’artigiano della Val Trompia. Il materiale era stato ceduto anche ad altri quattro professionisti sempre attivi in provincia di Brescia. A Cividale di Piano, invece, è stato rinvenuto il tir rubato. Anche per loro dunque denuncia per ricettazione.
Al termine delle indagini i militari dell’Arma hanno restituito all’imprenditore di Castel San Giovanni la maggior parte della refurtiva, circa il 95% del totale: “Hanno salvato la mia attività” ha detto Bergamaschi.