“Non si approvi la legge Fiano”. Tommaso Foti, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, ha presentato una risoluzione che impegna il Comune di Piacenza a invitare il parlamento a non concludere l’iter di approvazione della proposta di legge 2300″ appunto la legge Fiano che propone regole più stringenti per quanto riguarda l’apologia di fascismo. “Sono già vigenti altre leggi come la Mancino che prevede tra l’altro pene severissime – commenta Foti – è una legge incostituzionale perchè prevede un processo alle idee. Un conto è difendere la libertà, un conto è essere liberticidi”.
La risoluzione è passata con 21 voti a favore e 7 contrari. Astenuto Michele Giardino di Forza Italia.
Sulla questione interviene l’ANPI per voce del presidente Stefano Pronti: “Dunque i suddetti consiglieri e le suddette forze politiche piacentine […] non appaiono per nulla preoccupati delle azioni di soggetti come i tre violenti skinheads piacentini ma si preoccupano invece che una nuova legge approvata dal parlamento possa lederne “la libertà di pensiero e di manifestazione”.
Dall’ANPI un invito ai cittadini a unirsi all’associazione: “La presidenza provinciale dell’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia, fa dunque appello a tutti i democratici piacentini, a tutti quelli che si riconoscono nei valori antifascisti, a tutti coloro che vogliono mantenere la vita e la lotta politica sul terreno del confronto e della competizione democratica, ad unirsi all’ANPI per dare più forza al suo impegno e alla sue iniziative in questa fase per tanti aspetti delicata e difficile della vita sociale e della vita democratica dell’Italia”.
Il comunicato integrale di ANPI
Sabato scorso – anche tramite un articolo su Libertà – è venuto alla luce che del gruppo di skinheads (teste rase) che a Como nella serata di martedì 28 novembre hanno compiuto un grave atto di intimidazione contro un’assemblea di cittadini aderenti all’associazione “Como senza frontiere”, interrompendone la riunione per leggere un loro delirante proclama, facevano parte anche tre esponenti neofascisti piacentini, tutti con precedenti penali, fra cui un 29enne già condannato in via definitiva ad oltre sei anni di carcere per tentato omicidio e lesioni gravi nei confronti di due giovani piacentini.
Il fatto evidenzia fra l’altro che a Piacenza vi sono delle persone che non solo si richiamano alla ideologia fascista ma che praticano la violenza connaturata a tale ideologia nelle stesse forme delle squadracce fasciste di un tempo, spostandosi da una zona all’altra per mettere a segno le loro azioni aggressive. Una tale realtà richiede dunque fra i cittadini di Piacenza e fra chi ha il compito di rappresentarli e tutelarli nel governo della città – sindaco, assessori, consiglieri comunali – una adeguata consapevolezza e reazione democratica, rivolte a far venire pienamente alla luce l’allarmante fenomeno, a denunciarlo ed isolarlo, e ad impedire nuove manifestazioni d’intimidazione e di violenza anche tramite una più efficace applicazione, da parte degli organi di polizia e della magistratura, delle norme, previste dalla stessa Costituzione italiana, contro ogni forma di risorgenza del fascismo.
Invece proprio ieri i consiglieri comunali della maggioranza formata da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, con l’appoggio di Liberi e Pugni di 5 Stelle, hanno approvato una risoluzione con la quale si chiede al Parlamento italiano di non approvare il progetto di legge n. 2900 in discussione rivolto a definire meglio le forme tale reato verso la ricorrente impunità delle manifestazione di apologia del fascismo.
Dunque i suddetti consiglieri e le suddette forze politiche piacentine, coloro che oggi detengono l’amministrazione pubblica della nostra città, non appaiono per nulla preoccupati delle azioni di soggetti come i tre violenti skinheads piacentini ma si preoccupano invece che una nuova legge approvata dal parlamento possa lederne “la libertà di pensiero e di manifestazione”.
Può non sorprendere tale atteggiamento negli esponenti di Fratelli d’Italia, quale l’ex parlamentare Foti, nel momento in cui il loro partito riprende come simbolo la vecchia fiamma del fascista Almirante, ed anche negli esponenti della Lega Nord, che vanno ricorrendo l’adesione ed il voto alle prossime elezioni anche di esponenti che esaltano apertamente l’ideologia fascista. Sorprende che questa posizione sia condivisa anche da Liberi e da una parte di 5 Stelle e preoccupa questo tradimento dei valori antifascisti della nostra città, che ha meritato la Medaglia d’Oro al Valore Militare per il grande contributo dato alla lotta di Liberazione dal nazi-fascismo, a pochi giorni dall’adesione del Comune di Piacenza alla manifestazione pubblica del 28 ottobre scorso richiamante i disastri del fascismo, a partire dalla marcia su Roma.
La presidenza provinciale dell’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia, fa dunque appello a tutti i democratici piacentini, a tutti quelli che si riconoscono nei valori antifascisti, a tutti coloro che vogliono mantenere la vita e la lotta politica sul terreno del confronto e della competizione democratica, ad unirsi all’ANPI per dare più forza al suo impegno e alla sue iniziative in questa fase per tanti aspetti delicata e difficile della vita sociale e della vita democratica dell’Italia.
La proposta di legge Fiano aggiorna e precisa le forme attuali, anche telematiche, di manifestazione dell’apologia di fascismo bandita dalla Costituzione, che la Legge Scelba n. n. 645/1952 e la legge Mancino n. 205/1993 non esprimo in una precisa casistica. Infatti consiste in un solo articolo:
«Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici»