“Mamma, paga altrimenti mi tolgono la casa” ma è una truffa, 83enne derubata di 7mila euro

“Mamma, se non paghi mi tolgono la casa”. Con questa scusa ignoti sono riusciti a truffare una donna di 83 anni sottraendole 7mila euro. La vittima, residente a Borghetto, ha ricevuto una telefonata da una presenza femminile che si è qualificata come la figlia, cammuffando la voce tra pianti e singhiozzi quel tanto che basta per non destare sospetti sulla sua effettiva identità: “Mamma sono in grave difficoltà economica, la banca mi ha detto che se non pago mi tolgono la casa” ha detto la truffatrice.

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L’83enne, inizialmente, non è cascata nel tranello e ha subito interrotto la telefonata per poi richiamare la figlia per chiarire la vicenda. La truffatrice, però, sentendo riattaccare, non ha a sua volta chiuso la telefonata bensì è rimasta in linea. L’anziana, quindi, una volta formulato il numero, è tornata a parlare con la malvivente che, ovviamente, ha confermato: “Sì, mamma ero io al telefono. Arriverà tra poco un delegato della banca al quale devi consegnare i soldi che hai”.

Delegato, tra virgolette, che effettivamente si è presentato pochi minuti dopo e al quale la donna ha consegnato gioielli e contanti per un totale di circa 7mila euro. Solo qualche ora più tardi l’83enne è stata contattata telefonicamente dalla figlia, quella vera, per un semplice saluto: a quel punto l’anziana ha scoperto quanto accaduto e ha chiamato la polizia.

 

La tecnica della truffa telefonica

Durante una qualsiasi telefonata tra apparecchi fissi si innesta un normale meccanismo che però non tutti conoscono. Se una delle due persone che stanno parlando al telefono riattacca ma l’altra persona non lo fa, la linea non si interrompe e resta per così dire “viva”, ovvero le due persone restano in contatto: in questo modo se la persona che ha riattaccato la cornetta riporta all’orecchio il telefono troverà di nuovo la persona con cui stava chiacchierando poco prima e che a differenza sua non ha riagganciato. Ebbene, i malviventi sfruttano proprio questo fenomeno poco conosciuto. Se la vittima del raggiro non si fida e vuole accertarsi di quanto raccontato dai truffatori, questi ultimi la invitano cordialmente a chiamare i carabinieri: “Fa bene a non fidarsi, di questi tempi la prudenza non è mai troppa. Chiami direttamente in caserma che le spiegano tutto”. A quel punto la vittima “mette giù” mentre il truffatore non riattacca e resta al telefono. A questo punto, considerato anche il tenore della notizia appena comunicata, è facile che l’anziano di turno riprenda in mano il telefono e chiami nel giro di pochi secondi il 112. I malviventi, che ricordiamo stanno tenendo occupata la linea, sentono il rumore dei tasti digitati dalla persona e quando la vittima digita il terzo tasto (ovvero il 2 di 112) rispondono: “Carabinieri buongiorno!”. A quel punto il gioco è fatto: la persona chiede conferma di quanto raccontato dai truffatori poco prima e gli stessi truffatori (magari un complice giusto per cambiare voce) confermano il tutto convincendo il malcapitato a pagare la famosa e ingente somma.