“Ci hanno accusato di voler ostacolare i soccorsi in mare, ma noi lo abbiamo sempre detto: nel caso ci fossimo imbattuti in una situazione di pericolo avremmo aiutato i migranti in difficoltà accompagnandoli al porto più vicino. Una dichiarazione che abbiamo sempre ripetuto in occasione di ogni intervista, chi ancora sostiene il contrario è perché non vuole ammettere la realtà”. A parlare è Lorenzo Fiato, attivista di Generazione Identitaria e partecipante alla missione Defend Europe, messa in atto questa estate a bordo della nave C-Star. Fiato, 23 anni, era l’unico italiano all’interno di un equipaggio di nove ragazzi, giovani come lui. Ha raccontato la sua avventura alla casa delle associazioni di Auser, in via Musso, ospite della Lega Nord. Un incontro che in questi giorni è stato bersaglio di feroci critiche da parte del mondo della sinistra e dei sindacati che in più occasioni hanno attaccato il Carroccio e in particolare l’assessore alla sicurezza Luca Zandonella, moderatore dell’incontro. Un evento blindato da un imponente servizio d’ordine allestito dalla polizia per impedire che le minacce di questi ultimi giorni si potessero concretizzare in qualcosa di più. Alla fine tutto è filato liscio. La sala gremita ha accolto simpatizzanti della Lega ma anche gente comune. Uno dei presenti, alla fine del convegno, ha preso la parola: “Anch’io credevo che la vostra missione fosse quella di ostacolare i soccorsi in mare, così in effetti avevo capito. Ora mi è chiaro qual’era l’obiettivo della vostra azione”.
“Le nostre azioni possono essere interpretate da chiunque in modo differente – risponde Fiato – qualcuno può avere anche un giudizio negativo, ma l’importante è dire la verità. Ci hanno accusato di essere scesi in mare per ostacolare i soccorsi delle ONG ai migranti. Non è così”.
Fiato non nasconde le proprie posizioni che lui stesso definisce politiche: “In caso avessimo incontrato migranti in difficoltà li avremmo certamente soccorsi, lo abbiamo sempre detto. Certo, mai e poi mai li avremmo portati in Italia, ma certamente li avremmo accompagnati in un porto sicuro. Noi crediamo che questa immigrazione sia sconsiderata e le persone possono essere d’accordo o meno, ma almeno si dica la verità su quello che abbiamo fatto in mare quest’estate”.
“Noi siamo scesi in acqua per controllare da vicino l’operato delle organizzazioni non governative. Abbiamo ascoltato le loro conversazioni via radio, abbiamo osservato i loro movimenti, abbiamo parlato con le guardie costiere dei vari Paesi. Alla fine abbiamo raccolto testimonianze e prove che dimostrano un fatto inconfutabile: la maggior parte delle ONG prende accordi con gli scafisti per trasportare esseri umani in Europa. In barba a qualsiasi regola o confine marittimo riescono a prendere contatti con chi gestisce la tratta dall’Africa settentrionale e dal Medio Oriente. Prendiamo per esempio la Libia. Da quando è stato annullato il potere di Gheddafi molte zone del Paese sono in mano a veri e propri cartelli che gestiscono la tratta dei migranti e lo fanno per meri scopi economici. Le navi delle ONG si fermano a pochi chilometri dalla costa e durante la notte gommoni e piccole imbarcazioni fanno la spola dalla riva alle navi. Abbiamo visto questo con i nostri occhi, abbiamo registrato frasi e dialoghi ascoltati attraverso le radio di bordo. Siamo stati in mare per oltre un mese e abbiamo raccolto informazioni inequivocabili. Non è un caso che molte ONG oggi siano accusate di traffico di esseri umani”.
“Ciò che più sorprende è l’atteggiamento delle forze dell’ordine marittime. L’unica che davvero cerca di contrastare questa tratta è la guardia costiera libica. La notizia della nostra missione si era già sparsa a livello internazionale e quando ci siamo avvicinati alla Libia le guardie costiere ci hanno subito riconosciuto dicendoci: “Sappiamo chi siete, abbiamo lo stesso obiettivo, quello di fermare il traffico di clandestini” e abbiamo avuto la possibilità di parlare con alcuni ufficiali che ci hanno descritto l’impossibilità di tenere a bada la malavita locale che in alcune zone comanda letteralmente da quando non c’è più Gheddafi. Una volta stavamo seguendo un’organizzazione a bordo di una nave che si stava aggirando all’interno della Zona Economica delle acque libiche. L’equipaggio è stato bloccato dalla guardia costiera che ha chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza in quella zona. I naviganti si sono giustificati spiegando di essere impegnati nella missione Sophia (missione navale dell’Ue che si occupa di contrasto al traffico di migranti nel Mediterraneo centromeridionale ndr). Peccato che la missione Sophia non consenta l’ingresso nella Zona Economica. Presi contatti con Roma, l’Italia ha detto di non saperne nulla. Questo è significativo di un’aria che sta cambiando, anche i governi paiono meno inclini oggi a difendere queste associazioni che agiscono in maniera criminosa. Non è un caso ciò che ha fatto il ministro Minniti, purtroppo però movimenti come questi vanno anche contro il recente decreto del governo. Ma se ci pensiamo bene: da una parte abbiamo le ONG, molte delle quali il decreto non lo hanno nemmeno firmato, dall’altro abbiamo la malavita libica. Purtroppo il decreto Minniti si dimostra carta straccia alla realtà dei fatti”.