19 Ottobre Domenico Quirico presenta il suo libro “Ombre dal fondo”

Domenico Quirico, giornalista de “La Stampa”, rapito in Siria nel 2013 e poi liberato alcuni mesi dopo, sarà ospite giovedì prossimo 19 ottobre alle 18 con il suo ultimo libro “Ombre dal fondo” (Neri Pozza). L’iniziativa si inserisce nell’ambito degli incontri dedicati all’Arte di scrivere. Insieme all’autore colloquierà Mauro Molinaroli.

Radio Sound

Un libro quello di Quirico, in cui emerge come si corra il rischio della vita, viaggiando nei luoghi più pericolosi del mondo. Come accaduto anche alla Fallaci e a Terzani: “Il giornalismo è diventato, tragico paradosso, il contrario di quello che vorrei: serve a distogliere il vostro sguardo”. Così scrive, nelle pagine del suo ultimo lavoro libro, Domenico Quirico. Confessione intima, condotta attraverso una scrittura impeccabile e le emozionanti immagini del film di Paola Piacenza che accompagna il testo, e da cui è scaturita questa pubblicazione, “Ombre dal fondo” è la storia di un reporter che ci invita costantemente a non distogliere lo sguardo. Dal fronte russo-ucraino ai luoghi della sua prigionia in Siria, “dove tutto è cominciato e tutto è finito”, Quirico ci conduce nel cuore di tenebra della nostra epoca, dove impera, ineliminabile, smisurato, l’orrore della guerra. Un orrore che, attraverso le sue numerose apparizioni e figure, non lascia integro chi lo narra, poiché si insinua come una crepa in chi ha visto in faccia il Male. Tuttavia, è proprio questa crepa che permette di scrivere con autenticità, e di ricondurre il giornalismo a quella che dovrebbe sempre essere la sua piú profonda natura: la narrazione quotidiana della condizione umana. Insieme al libro un Cd realizzato dalla filmmaker Paola Piacenza: “Ho pensato a Domenico Quirico come voce e volto di questo film quando era prigioniero in Siria. E non ho smesso di farlo quando è stato liberato. La personalità di Quirico è unica nel giornalismo italiano”.

Scrive Mario Calabresi, direttore di Repubblica, su questo giornalista che ha avuto modo di conoscere quando era direttore della Stampa: “Siamo abituati ai silenzi di Domenico, che si ripetono quasi in ogni suo viaggio, tanto che l’ultima volta che era stato in Mali non lo avevamo sentito per sei giorni. Fanno parte del suo modo di muoversi e di lavorare. La sua strategia è viaggiare da solo, tenendo un profilo bassissimo e mimetizzandosi tra le popolazioni”.