Chiara Giorgietti in mostra con ” ” a cura di Elisa Bozzi,
dal 30 settembre al 14 ottobre 2017 presso la Libreria Bookbank Via San Giovanni 4 a Piacenza.
Le case passano con gli anni, si cambiano, si ritrovano, dentro di loro sopravvivono parti di noi e del nostro passato. Nei loro oggetti, nelle loro stanze, sui loro soffitti. Un’assenza di voci sospesa nella memoria. E’ l’esperienza quotidiana a guidare la ricerca di Chiara Giorgetti, le suggestioni nelle piccole cose, il valore dei sentimenti che riportano a luoghi e ricordi.
“Le parole (non dette)” è il titolo di uno dei lavori che l’artista sviluppa tra il 2008 e il 2011. Le immagini legate ai ricordi si alternano ai neri della carta a carbone, che assorbe le parole, le trattiene nella memoria e attutisce i suoni. Le frasi che scorrono nelle piccole pagine evocano un fluire incessante di luci ed ombre, di presenze ed assenze. Assenza di voci come in Act sans paroles di Samuel Becket.
Oggetti-simbolo si ripresentano anche in “La stanza blu”, dove ancora la carta copiativa si fa tramite di espressione e diventa memoria tragica di un passato che non c’è più, in questo caso di una villa londinese fotografata nel 1924 e bombardata nel 1941. Giorgetti recupera le foto di un passato che fu e le rende attuali nella loro tragicità.
In “La donna impossibile” è l’artista protagonista degli scatti, in una sorta di storia antica di ribellione ai dettami dell’epoca in cui viviamo.
“Instant landscapes” sviluppa paesaggi immaginari direttamente dalla pellicola, senza l’utilizzo di una macchina fotografica, mentre l’istantanea è protagonista dei 3 libri d’artista “Live for the moment”. Nel primo Giorgetti riflette sul passare del tempo attraverso l’autoritratto con Polaroid, nel secondo è il viaggio a riempire le pagine con immagini prese dai finestrini dell’auto, sui binari delle stazioni, attimi intensi di vita vissuta. Il terzo contiene immagini di un b-movie italiano scattate direttamente alla tv, quasi a voler dare dignità artistica ad un mezzo espressivo non alto quale in cinema di genere.
Sempre di viaggi si parla in “Informazioni per il viaggio”, lavoro del 1997-98 in cui i biglietti ferroviari diventano scrigno di ricordi grazie all’impressione degli oggetti che fanno parte della vita e della memoria dell’artista.
“Il ritorno 1984-2010 (il fiume Era)” porta Giorgetti a tornare sui suoi passi dopo anni, per immortalare quello che è il corso naturale delle cose, il paesaggio che cambia col passare del tempo in maniera naturale (la vegetazione che si infittisce) o grazie all’intervento dell’uomo (la costruzione di una diga). Lo stesso nome, Era, richiama alla memoria sia una divinità mitologica, la Dea Era, che la terza persona dell’imperfetto del verbo essere. Questa duplicità, unita alla doppia origine del fiume, che nasce da due torrenti, l’Era Viva e l’Era Morta, ha reso il luogo ideale per una riflessione sul tempo e sui luoghi.
In “Scritti sull’arte” Giorgetti utilizza le parole di Fernando Melani, artista che negli anni ’40 aderì al movimento astratto e le riporta al contrario su lastra di zinco. Solo l’operazione manuale del torchio può far rivivere le parole nella loro concretezza. E ancora di ricordi si nutrono “Ossimoro” e “Cloto”, stampe e pitture su fotogrammi su carta baritata.
CHIARA GIORGETTI – Nata nel 1963 è attualmente Docente di Stampa d’arte all‘Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, si occupa di fotografia, web e stampa d‘arte. La sua opera spazia in un’ampia varietà di supporti e ruota attorno ai temi della comunicazione, del tempo e della memoria, dell’impotenza umana e del rapporto col prossimo in un ambiente dominato dalla tecnologia. Dagli anni ’90 partecipa a mostre internazionali, conferenze, workshop e collabora con riviste e siti web. Dal 2001 al 2011 ha diretto Printshow.it, webzine che ha messo in relazione la scena italiana della stampa con la pratica dell’arte contemporanea. Dal 2012 cura un progetto internazionale di arte / poesia con Margherita Labbe e il poeta Italo Testa.