I Longobardi hanno una storia che si intreccia a più titoli con quella del nostro territorio, anche se ancora studiata solo a larghi tratti che meriterebbero un approfondimento da parte degli studiosi. E’ quanto emerge dalla mostra “Longobardi – Un popolo che cambia la storia” in corso al Castello visconteo di Pavia sino al 3 dicembre.
Com’è noto, il maggiore studioso della “Langobardia” Paolo Diacono parla nel suo testo di Piacenza (definita “ricca città”) nonché di Bobbio (che sorse grazie al terreno donato a San Colombano da Agilulfo) e della distanza dello stesso centro (40 miglia) da Pavia. E di Bobbio è esposta – in posizione di evidenza – una lastra tombale proveniente dal Museo dell’Abbazia di San Colombano e risalente al 712-744. Di straordinaria importanza viene definito l’epitaffio del vescovo scozzese Cumiano, morto a Bobbio nella prima metà dell’VIII secolo: su una lastra marmorea con complessa decorazione fitomorfa e ad alveoli un tempo contenenti inserti colorati fatta apprestare dal re Liutprando. La lastra, di cui tratta Saverio Lomartire nello studio “La scultura nella Langobardia maior” pubblicato sul ponderoso catalogo della mostra, è anche riprodotta su quest’ultimo. Come detto, si tratta di una scultura su marmo e risulta che lo stesso Liutprando abbia dichiarato di aver voluto decorare la tomba di Cumiano a Bobbio con una pietra preziosa (“praetioso lapide”) “come il bianco marmo, che nel corso del tempo ha rappresentato il materiale di gran lunga preferito da scultori e committenti altomedievali, e non solo, per il suo candore niveo” (Lomartire).
Nello studio sul catalogo si fa presente che è anche noto il nome dell’artista che eseguì l’iscrizione di Cumiano – Iohannes, capomastro di una bottega forse pavese – che poco sotto le parole di dedica in prima persona del re Liutprando, poté apporre la sua “firma”, a indicare il raggiungimento dello status di artista – sempre a quanto scrive l’anzidetto studioso – pubblicamente apprezzato e, probabilmente, di fornitore della corte.
Dopo Pavia, la Mostra (ricca di cartine grandemente efficaci sul sistema viario e sulla progressiva espansione dei vari popoli che si stabilirono in Italia) toccherà, con le sue oltre 300 opere di cui si compone, Napoli (Museo archeologico) e San Pietroburgo (Ermitage).
La Banca di Piacenza ha già messo allo studio iniziative che possano significativamente rappresentare il nostro territorio, spesso preso a base da assalitori del potere longobardo di Pavia e, in ispecie, dal Duca di Benevento, nella parentesi longobarda: parentesi significativa anche per la capacità di questo popolo di adattarsi e di recepire i costumi dei Paesi invasi che riuscì a controllare anche attraverso un sistema largamente decentrato, costituito – com’è noto – dai Ducati.