Cedolare secca per il rilancio del centro storico. E’ la proposta di Confedilizia per ridurre i negozi sfitti. La illustra il direttore Maurizio Mazzoni.
Rivitalizzare e rilanciare un centro storico come quello di Piacenza, problematica di cui si dibatte ormai da almeno 15 anni, passa ovviamente da diversi aspetti, come ad esempio la gestione della sosta e del servizio di trasporto pubblico, la pianificazione della circolazione, la delimitazione dell’area pedonale e della ZTL, l’incentivazione o meno della presenza abitativa, il livello di pressione fiscale sulle attività commerciali ed artigianali, il decoro e la vigilanza di strade e piazze e l’organizzazione di eventi. Nei mesi scorsi abbiamo suggerito alcune importanti ricette proprio per il rilancio del centro storico (attenuazione della fiscalità locale, sconti sui servizi pubblici, sconti per le attività su tasse e tariffe, forme di affitto brevi per attività temporanee, particolari promozioni commerciali e culturali per gli utenti, ecc..). Avevamo però sottolineato come tutte le misure da adottarsi in sede locale non potessero prescindere da urgenti provvedimenti da prendere a livello nazionale, come quello della cedolare secca per gli affitti non abitativi.
Infatti tra gli aspetti da considerare di cui abbiamo parlato sopra vi è anche quello della necessità di incentivare le locazioni commerciali, in modo così da poter ridurre, una volta per tutte, il numero di negozi sfitti. E la proposta di Confedilizia della cedolare secca per gli affitti non abitativi va decisamente in questa direzione; sarebbe proprio un intervento che contribuirebbe a rimettere sul mercato immobili destinati alla locazione per esercizi commerciali e aiuterebbe di conseguenza il rilancio del centro storico riducendo il numero non esiguo di saracinesche abbassate e di vetrine vuote con la scritta “affittasi” che si possono notare passeggiando per le principali vie della nostra città. Infatti, come ha recentemente affermato il presidente nazionale di Confedilizia, l’avv. Giorgio Spaziani Testa, quello della cedolare secca sarebbe un modo per tentare di restituire un minimo di redditività ad un investimento che è stato completamente annientato dalle tasse, che erodono fino all’80% del canone di locazione (nei casi in cui venga pagato) fra Irpef, Imu, Tasi, addizionali, imposte di registro e di bollo.
Auspichiamo quindi che i parlamentari del territorio, così come i consiglieri regionali espressione della nostra provincia, gli amministratori degli Enti Locali e tutte le forze politiche si facciano interpreti della nostra proposta di cedolare secca per gli affitti non abitativi, in modo che tale provvedimento diventi finalmente realtà.